Diritti umani

Un altro annus horribilis

- 26 Maggio 2013

Migranti e rom discriminati, femminicidi e violenze ai danni delle persone Lgtb. Amnesty International presenta il suo tradizionale rapporto e boccia l’Italia.

A commentare i dati relativi al nostro Paese è Antonio Marchesi, presidente della sezione italiana di Amnesty. «Anche quest’anno il capitolo dedicato all’Italia testimonia una progressiva erosione dei diritti umani, di ritardi e vuoti legislativi non colmati». Raggiungono livelli di allerta i femminicidi, aumenta sensibilmente la discriminazione per motivazioni di orientamento sessuale o etniche, e la conseguente violenza a sfondo omofobo o razziale.

Particolarmente critica è la situazione della minoranza rom nel paese, le politiche di accoglienza e di integrazione: la corte di Cassazione ha dichiarato illegittima l’‘emergenza nomadi’ nel maggio 2012, ma gli sgomberi forzati non cessano, sempre più si fa ricorso a campi mono-etnici nelle periferie delle città, come l’ultimo di recente apertura nella zona di Ciampino, la Barbuta, in provincia di Roma.
Occhi puntati anche sulla situazione dei diritti delle persone in stato di restrizione della libertà, nelle carceri, e quelle sottoposte a torture o maltrattamenti quando erano in stato di fermo, arresto o custodia cautelare, o ancora, i morti in carcere dopo le percosse degli agenti.

Marchesi sottolinea come di fatto esista una condizione di sostanziale impunità degli agenti delle forze dell’ordine, nonostante sentenze di condanna esemplari, come quella sui pestaggi della scuola Diaz, definita proprio dall’osservatorio di Amnesty International la più grave sospensione dei diritti democratici mai verificatasi nel paese.

«L’impunità conviene alle forze coinvolte, perché di fatto – sostiene Marchesi – riescono a evitare che qualcosa possa ledere il buon nome e la rispettabilità dei corpi di appartenenza». Una sorta di immunità avallata anche dall’assenza, nell’ordinamento giuridico italiano, dell’obbligo di esporre numeri o codici identificativi degli agenti (molti dei responsabili di atti criminosi non sono stati mai identificati durante le istruttorie per i processi di Genova) e di una legge specifica per il reato di tortura.

Elenca fatti, Marchesi, ma non solo: traccia nella sua relazione un’agenda per colmare i vuoti legislativi e per illuminare i vari coni d’ombra e ambiguità che non permettono la tutela piena dei diritti umani. «Chiederemo che il nostro paese compia atti concreti per combattere il fenomeno del femminicidio, ratificando ad esempio il trattato di Istanbul. Non più rimandabile è anche la ratifica del Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti (Opcat) che prevede per ogni stato la creazione di un osservatorio indipendente sui luoghi di detenzione».

Una vera e propria ‘Agenda Amnesty’ che è stata sottoposta all’inizio del 2013 a tutti i leader delle coalizioni in corsa per le elezioni politiche e a tutti i candidati, che vede tra i suoi dieci punti anche una sezione dedicata alla lotta al fenomeno dilagante dell’omo-lesbo-transfobia, chiedendo che venga inserita tra le aggravanti della legge Mancino.
L’Agenda in dieci punti per i diritti umani in Italia è stata controfirmata dal Pd, il Pdl, Scelta Civica, (il che suona come una contraddizione, visto che la ministra Severino ha confermato per la seconda volta gli accordi Italia-Libia sui respingimenti) e i Radicali.

«È più che mai giunto il momento di fare riforme serie nel campo dei diritti umani, ora ci aspettiamo che coloro che hanno firmato l’agenda, in tutto o in parte, tengano fede agli impegni specifici presi con Amnesty International». E, a proposito della crisi, aggiunge: «Ammesso che le considerazioni economiche possano valere a fronte della necessità di proteggere valori fondamentali, possiamo affermare con sufficiente sicurezza che le violazioni dei diritti umani costano, spesso più della loro tutela».

Alessia Di Donato