Lampedusa

Trasferiti o rimpatriati?

- 14 Luglio 2013

Poco prima della visita del Papa, centinaia di richiedenti asilo sono stati portati altrove. Non si sa dove né se i loro diritti siano stati rispettati.

A differenza di quanto verificatosi nel 2009 e nel 2011, è sicuramente un dato positivo che le autorità italiane trasferiscano nel più breve tempo possibile i migranti giunti a Lampedusa verso altri centri di accoglienza o di detenzione ubicati nel restante territorio nazionale. Come è avvenuto con i trasferimenti attuati con i due voli aerei partiti da Lampedusa la sera del 10 luglio scorso. Secondo quanto riferisce il Giornale di Sicilia, nella sera di mercoledì 10 luglio, 140 migranti, imbarcati su due voli, sarebbero stati trasferiti dal Centro di prima accoglienza e soccorso (Cpsa) di Lampedusa in diverse regioni italiane. In un primo volo sono state imbarcate 53 persone “con destinazione aeroporto di Fiumicino”, mentre 22 migranti “sono rimasti a Roma” ed altri 31 sono stati trasferiti a Trieste. Col secondo volo da Lampedusa per Torino i migranti trasferiti sono stati 87. Giorno 11 luglio, dopo questi trasferimenti, al centro d’accoglienza di Lampedusa si trovavano comunque 613 persone, a fronte di una capienza massima di 300. Entro la tarda mattinata dello stesso giorno, altri 123 immigrati sarebbero stati imbarcati sul traghetto di linea per Porto Empedocle (Ag) dove sarebbero giunti in serata. Assai probabile per loro l’internamento nei Cie/Cara di Caltanissetta (Pian del Lago) o nel Cie di Trapani (Milo).
Le notizie, assai scarne anche perché, contrariamente a quel che avviene di solito, le nazionalità dei migranti non sono state specificate, preoccupano perché si profila il rischio che i 53 immigrati imbarcati sul primo aereo e trasferiti “con destinazione aeroporto di Fiumicino”, a differenza di quelli “rimasti a Roma”, possano essere rimpatriati con le procedure sommarie previste dagli accordi bilaterali che l’Italia ha concluso con paesi come la Nigeria, il Ghana, l’Egitto e la Tunisia. E quelli che sono stati trasferiti a Roma, a Torino e a Trieste, potrebbero essere trattenuti presso i centri di identificazione ed espulsione rispettivamente di Ponte Galeria, di Torino, e di Gradisca d’Isonzo, oppure confinati nei Cara senza alcuna garanzia che venga loro consentito l’accesso immediato alla procedura di asilo, in attesa di una identificazione compiuta.
Le normative comunitarie già vigenti, il diritto interno, l’art. 10 della Costituzione, nella interpretazione che ne ha fornito da anni la Corte di Cassazione, garantiscono il diritto di accesso alla procedura di asilo per qualunque persona che ne faccia richiesta dopo essere entrata nel territorio italiano. La Convenzione Praesidium (tra il Ministero dell’Interno, la Croce Rossa, l’Oim, l’Acnur e Save The Children) dovrebbe garantire un monitoraggio costante ed una informazione completa sul diritto di chiedere protezione a qualunque persona giunga – seppure irregolarmente o per esigenze di soccorso – in frontiera. Possiamo essere certi che i migranti trasferiti da Lampedusa verso altri centri italiani abbiano avuto informazioni adeguate e tempestive ed abbiano avuto accesso formale alla procedura di asilo? Una domanda che, a fronte della lacunosità delle informazioni sulla sorte dei migranti dopo il trasferimento da Lampedusa, meriterebbe una risposta. In passato, nel corso delle visite effettuate nei centri di detenzione, si sono trovati diversi migranti che pur avendo manifestato immediatamente la volontà di chiedere asilo attendevano da mesi la formalizzazione della loro istanza. Per quanto tempo potrà ancora succedere?

Fulvio Vassallo Paleologo Università di Palermo