Scheda

Nuovi caporalati

- 26 Agosto 2013

I caporalati si evolvono: cambiano faccia, forma, ma non funzione. Il sindacalista Anselmo Botte, nel suo intervento, spiega come dal caporalato “classico” in pochi anni si sia passati a quello etnico che, con qualche variante (il caponero, un bracciante – quasi sempre africano – che ha fatto “carriera”) rappresenta una costante in agricoltura.

Ma le “novità” non si esauriscono qui.

Ambiti: il caporalato oggi non riguarda più solo l’agricoltura e l’edilizia, ma è diventato una pratica diffusa nel settore dei servizi, per esempio nell’industria del turismo e anche in quello della sicurezza (guardiani e buttafuori). Le agenzie che fanno da intermediarie per queste prestazioni spesso e volentieri reclutano la manodopera con le modalità del caporalato.

Strumenti: la diffusione della tecnologia (cellulari, internet…) semplifica le cose. Le procedure di reclutamento oggi non devono più essere necessariamente fisiche. Questo rende più facile occultarle.

Coperture: false cooperative e false partite iva sono gli espedienti a cui si ricorre più spesso per dare una copertura legale agli ingaggi irregolari. E’ sempre più fequente il fenomeno delle finte cooperative registrate all’estero che forniscono manodopera stagionale al costo del lavoro del paese di provenienza.

Il caporalato o “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro” è un reato penalmente perseguibile (Decreto legge n. 138/2011). Che agisca in modo diretto (come il “caponero”), o tramite le finte cooperative o quant’altro, il caporale è una figura che ricava i suoi guadagni erodendo quelli dei lavoratori, chiedendo una percentuale sulle prestazioni o sui servizi erogati (o obbligati, come il trasporto in luoghi che i migranti non potrebbero mai raggiungere da soli) direttamente al lavoratore (e non, come fa ad esempio un’agenzia interinale, al datore di lavoro). La figura si arricchisce inoltre, nelle sue frange estreme, di pratiche che incidono direttamente sulla libertà personale, come ad esempio il grave sfruttamento e la riduzione in schiavitù.

 

 

 

Articolo già uscito su Corriere Immigrazione.