Ampliamento Sprar

Si può (e si poteva) fare!

- 8 Settembre 2013

Il bando per l’ampliamento è uscito. Sedicimila (probabili) posti, più controlli di merito, la “scomparsa” dei vulnerabili e molte altre novità.

Nei giorni scorsi era stato annunciato dal Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che i posti a disposizione all’interno dello Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) sarebbero stati 16.000. Se il dato fosse confermato si tratterebbe di un cambiamento epocale. Dopo anni di politiche emergenziali, sembra che finalmente ci si voglia dotare in maniera permanente di un sistema organizzato e solido. La cosa che più colpisce è la semplicità di come questo evento epocale (ci piace ripeterlo) stia avvenendo. Che i posti a disposizione fossero assolutamente insufficienti è stato denunciato mille volte. Fin dalla nascita del servizio, quasi 15 anni fa. Il Sistema ha potuto ospitare al massimo della sua estensione 3.000 persone. Poi, in maniera quasi silente, da dicembre scorso i posti sono andati piano piano aumentando fino ad avere oggi 5.000 posti in più. Adesso il Viminale fa sapere che verranno forse portati a 16.000 dal primo gennaio 2014. Come direbbe il dottor Frankestein “si può (e si poteva) fare!”. Il passo successivo, per un allargamento definitivo, dovrebbe essere l’assegnazione dei progetti attraverso il bando di gara appena uscito.

Torniamo a parlare con Daniela Di Capua, Direttrice del Servizio Centrale, per capire meglio cosa cambia e quali novità emergono dal bando.
Si sa con precisione quanti posti saranno disponibili da gennaio 2014? Le risulta che saranno 16.000?
Non è ancora uscito il decreto della definizione dei posti ma anche a noi, ufficiosamente, è stato detto che i posti saranno 16.000. Questo è il bando per l’assegnazione dei progetti per il prossimo triennio. Tra non molto il Capo Dipartimento del Ministero dell’Interno ci dovrà dire: «Questo bando potrà coprire fino a…». Poi dipenderà anche dalla disponibilità che daranno i Comuni e delle risorse a disposizione.
È una novità… rivoluzionaria!
È rivoluzionaria, si può proprio dire così. Arriviamo in un colpo solo, dopo una moltitudine di passetti piccoli piccoli, ad avere un sistema complessivo proporzionato alla realtà italiana. Perché poi 16.000 posti vuol dire una possibile rotazione di 30.000 persone. L’accoglienza prevista, infatti, ha una durata di sei mesi prorogabili per casi specifici.
Si riuscirà quindi a coprire la totalità delle richieste di asilo?
Sembra proprio di sì, perché in realtà le domande di asilo in Italia non superano queste cifre in media. L’apice delle richieste asilo si è avuta nel 2011 quando con l’Ena (Emergenza Nord Africa) siamo arrivati a un picco di 34.000 richieste asilo.
L’adesione al progetto Sprar da parte dei comuni è volontaria. Come crede che reagiranno al passaggio da 3.000 posti previsti a 16.000?
È prevedibile che tale cambiamento crei un forte impatto. Sarà interessante la risposta e il numero di domande che arriveranno. Per il momento non è prevedibile.
Quali sono le novità fondamentali di questo bando 2014/2016?
La prima è l’impegno, per i comuni che accetteranno di entrare nello Sprar, di dare la disponibilità ad attivare posti aggiuntivi in caso di bisogno. Cosa che adesso non era obbligatoria ma volontaria. Questo servirà ad evitare, nel caso di afflussi straordinari, di ricorrere a qualcosa di diverso da questo Sistema. La seconda è che il bando prevede che l’ente locale garantisca, qualora decida di avvalersi dei servizi di enti gestori esterni (come avviene nel 90% dei casi), che questi abbiano un’esperienza comprovata, di almeno 2 anni nell’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati e che questa sia tutt’ora in atto. Esclude quindi attori improvvisati, come era purtroppo accaduto con l’Ena.
Questo non si rivelerà un ostacolo per regioni, come  Sardegna e Valle d’Aosta, che  attualmente non hanno progetti Sprar?
Ci sono associazioni nazionali che potrebbero mettere a disposizione la loro competenza anche su questi territori.
Negli anni sono state sempre più spesso le cooperative ad affermarsi come enti gestori, al posto di associazioni, che offrivano i servizi ma anche azioni di tutela.
È vero. Però se non sono più presenti come in origine gli enti di tutela questo non vuol dire che il beneficiario non sarà garantito. Stiamo mettendo dei controlli più stringenti e questo rappresenta una terza novità. Si tratta di strumenti di controllo della qualità dei servizi molto più restrittivi. Ci sono, nel bando, delle tabelle che consentono di dire se il progetto si sta veramente attenendo alle linee guide Sprar in tutto l’elenco dei servizi che sono previsti, che debbono essere obbligatoriamente attivati. Per cui c’è tutto un punteggio (come quello della patente) che va a penalizzare il progetto che non rispetti gli standard previsti. Che può portare anche a una revoca parziale del finanziamento previsto, qualora si verificasse un accumulo di punteggio negativo. La differenza è che prima si poteva solo far notare le inadempienze, perché i veri interventi potevano essere applicati solo in caso di gravi inadempienze amministrative, ma sulla qualità dei servizi non potevamo intervenire.
Per quanto riguarda la categoria dei “vulnerabili” ci sono dei cambiamenti?
I cosidetti vulnerabili dei bandi precedenti non esistono più. Esistono solo le categorie protette dei minori non accompagnati o persone con disagio mentale e particolare bisogno di assistenza medica. La categorizzazione che veniva fatta in precedenza non era utile e presentava difficoltà di classificazione. Tutti i progetti devono essere in grado di prendere in carico anche delle eventuali vulnerabilità che i beneficiari possono dimostrare.
Con l’aumento dei posti ci sarà bisogno di molti più operatori. Come si provvederà alla loro formazione?
Noi come Servizio Centrale organizziamo dei corsi di formazione sia di livello base che di aggiornamento. Certo, con questo aumento dei posti, dovremo riorganizzarci. Avevamo già iniziato a fare dei corsi su base regionale, probabilmente rafforzeremo questo aspetto. Se un operatore vuole partecipare a un corso che non organizziamo noi, di caso in caso, decideremo se rimborsare le spese totali o parziali.

Francesca Materozzi