Kyenge all'Onu

Gli atrocity crimes della democrazia

- 15 Settembre 2013

Di diritto alla differenza ha parlato Cécile Kyenge al suo esordio all’Assemblea Generale dell’Onu. Intervenendo al dibattito Responsabilità di Proteggere, lo scorso 11 settembre, il ministro all’Integrazione ha espresso la necessità che la società e le istituzioni difendano questo diritto sottolineando che «le società, come gli individui, hanno diritto ad essere complessi e differenti al loro interno. Quando si esclude una componente sociale, si sta escludendo una parte di noi perché dentro ognuno di noi c’è uno straniero, una donna, un bambino, un anziano, un disabile». Kyenge si rifà alla propria esperienza personale e a ciò che ha vissuto sulla sua pelle sia come migrante che come attivista dei diritti umani quando, al Table of Silence che si è tenuto al Palazzo di Vetro a New York, dice che gli Atrocity Crimes (di cui parla nel suo rapporto il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon) non avvengono soltanto in guerra o sotto regimi dittatoriali ma anche in periodi di pace, negli Stati democratici, generalmente ai danni dei più deboli e nei luoghi dell’invisibilità. Ai migranti, ma non solo a loro, si riferisce il ministro quando afferma che «soffrendo un deficit di diritti diventano vittime di gravi violazioni, ma il pericolo non si limita a loro, si scatena una guerra tra poveri, una competizione al ribasso sul mercato del lavoro e dei diritti sociali che porta a situazioni di schiavitù e reclutamento da parte di gruppi criminali».
Per superare questo stato di cose occorre darsi come obiettivo quello di cancellare la diseguaglianza rafforzando i diritti di cittadinanza e implementando l’integrazione in modo che «i muri visibili e invisibili che creano la marginalità siano abbattuti superando la logica del ghetto e portando più controlli, più legalità negli spazi dove sono gli invisibili».

Fonte: ANSA