Pisa

In corteo per l’ex Colorificio

Sergio Bontempelli - 20 Novembre 2013

Manifestazione per il colorificio«Un fiume in piena». Così è stato definito il corteo (circa tremila persone) che sabato pomeriggio ha attraversato la città di Pisa. A indirlo il Municipio dei Beni Comuni, il network di associazioni e gruppi che avevano trovato posto nell’ex fabbrica del Colorificio Toscano e che sono state sgomberate dalle forze dell’ordine alcune settimane fa.

L’obiettivo dichiarato della manifestazione era rientrare nella struttura, abbandonata e deserta dal giorno dello sgombero. «Questo è il paradosso vero di tutta la vicenda», ha spiegato Francesco Auletta, uno degli animatori del Municipio dei Beni Comuni. «La proprietà dell’ex fabbrica ha chiesto e ottenuto il sequestro dell’immobile, ma non ha alcuna intenzione di utilizzare quell’area: le associazioni ne avevano fatto un luogo vivo, sede di attività sociali e culturali, ma dopo lo sgombero l’edificio è rimasto vuoto e inutilizzato». In mano ai topi e ai piccioni, come dicono molti attivisti pisani.

Erano molte le attività che si svolgevano all’interno dell’ex Colorificio: tra le altre, i Gruppi di Acquisto Solidale, la palestra di arrampicata sportiva indoor, un cineforum, laboratori di giochi per bambini, un corso di italiano per stranieri, nonché lo sportello di consulenza legale per migranti gestito dall’Associazione Africa Insieme. Nella fabbrica abbandonata avevano trovato sede anche numerose associazioni, tra cui la sezione locale di “Un Ponte per…” e la lista studentesca universitaria “Sinistra per”.

I manifestanti hanno sfilato in corteo dal centro cittadino fino all’ex fabbrica, dove hanno trovato i cordoni di polizia e carabinieri schierati in assetto antisommossa. E proprio qui, davanti alle forze dell’ordine, è partito un singolare “assalto” al Colorificio. Senza gesti violenti, senza insulti né urla, a viso scoperto e a mani nude, i manifestanti sono andati di fronte ai poliziotti, esortandoli ad aprire le porte della fabbrica, parlando con loro e spingendo i cordoni. Durante l’assedio, alcuni attivisti leggevano a voce alta brani di Don Milani e Martin Luther King; altri, in tenuta da clown, danzavano e cantavano. Un gruppo si è presentato con un giocattolo a forma di ariete, simulando la forzatura dei cordoni al grido di “ohhh issaaaa”. Alcuni poliziotti si sono messi a ridere, e non sono mancati gli abbracci tra gli operatori delle forze dell’ordine e gli attivisti del Colorificio.

Alla fine, come era prevedibile, il corteo non è entrato nella struttura, e i cordoni non si sono aperti. «Forzare il presidio della polizia», spiega ancora Auletta, «avrebbe significato innescare una spirale di scontri e violenze. Il nostro obiettivo era un altro, volevamo dare una dimostrazione di forza, di allegria e di serenità». Tra i manifestanti c’erano anche molti cittadini stranieri. Tra di loro anche un gruppo di rifugiati dell’Emergenza Nord Africa, che il 28 febbraio scorso avevano occupato il centro di accoglienza gestito dalla locale Croce Rossa.

 

Video  di Francesco Tognarini