Bologna

Per il lavoro, contro la Bossi-Fini

- 25 Novembre 2013

Non sono bastati sette mesi di scioperi e quattro mesi di cassa integrazione per trovare una soluzione alla situazione dei lavoratori migranti della Granarolo e della Cogefrin. Dei 51 lavoratori licenziati quattro mesi fa, solo nove sono stati assunti al termine di una lunga vertenze. Per tutti gli altri, la mancanza di un contratto di lavoro rende impossibile il rinnovo del permesso di soggiorno: « Noi facciamo picchetti e scioperi perché abbiamo perso il lavoro, ma per rinnovare il permesso abbiamo bisogno del lavoro, quindi la situazione è difficile perché come facciamo così a rinnovare il permesso?», si legge in un comunicato dei lavoratori.
Quando mesi fa, quando sono partiti i primi licenziamenti, erano in sei a dover rinnovare subito il permesso. Hanno perciò dovuto fare la domanda di disoccupazione, per accedere al permesso per ricerca di lavoro. Poi è arrivato l’accordo per il reintegro al lavoro, ma il fatto che non venga rispettato li sottopone ancora al rischio di perderlo. «Adesso ce ne sono altri dieci che devono fare il rinnovo: sono in cassa integrazione senza ricevere un euro, non sono ancora tornati al lavoro e come fanno a rinnovare il permesso? E fra un paio di mesi ce ne saranno altri dieci», si legge ancora nel testo.

Ma c’è un’altra questione che preoccupa i manifestanti. Due lavoratori immigrati che si erano recati in Questura per il rilevamento delle impronte digitali (procedura necessaria per il rinnovo del permesso di soggiorno, ndr) sono stati informati che avrebbero ricevuto il foglio di via. Motivo: contributi insufficienti. «È assurdo perché non può essere un problema del lavoratore. Noi sappiamo che spesso le cooperative non versano i contributi o ne versano soltanto una parte oppure in ritardo – protestano i manifestanti -. E questo vale anche per la nostra cooperativa Sgb: è possibile che non abbia pagato i contributi perché quando siamo andati a fare domanda per la disoccupazione all’Inps ci è stato detto che non ne avevamo diritto».
Per questo motivo, nella notte tra il 19 e 20 novembre un centinaio di lavoratori aderenti al SiCobas hanno bloccato i magazzini dell’Interporto di Bologna: «Dobbiamo fare in modo che questa lotta sia anche per il permesso di soggiorno, la lotta è la stessa perché se non torniamo al lavoro come facciamo a rinnovare il permesso?», è la posizione di uno dei manifestanti in piazza per il posto di lavoro e contro la Bossi-Fini.