Sardegna

Elmas verso la chiusura?

Cornelia I. Toelgyes - 20 Gennaio 2014

Il Centro di Prima Accoglienza di Elmas, nei pressi dell’areoporto di Cagliari, non è certo un albergo di lusso. Nessun Cpa lo è. Lo sapevano anche i giovani che da Lampedusa sono stati trasferiti qui all’inizio dell’estate. Ancora esausti dall’estenuante traversata. Provati dalla paura, dall’angoscia al solo pensiero che un’avaria si fosse potuta verificare in mezzo al mare, sono arrivati qui. Mesi di attesa, lunghissimi mesi, poi da ultimo, alla fine di dicembre, i primi permessi. Ora sono persone libere, un sogno sognato a volte anche anni. L’utilizzo del centro sardo raramente finisce nelle cronache dei giornali o fa notizia. C’è voluta il mese scorso l’occupazione di una pista dell’areoporto perché se ne parlasse ma è da anni che la struttura viene utilizzata a tale scopo. C’è stato un periodo in cui la Sardegna stessa era approdo per alcune imbarcazioni di profughi, soprattutto sulla costa sud orientale. Poi, nel 2011 il centro di Elmas è stato utilizzato come base di trattenimento temporaneo per coloro che non riuscivano più a trovare posto a Lampedusa e in Sicilia. Da allora i trasbordi, soprattutto via nave, dai porti siculi verso la Sardegna sono divenuti normali. Viaggi faticosi che non fanno altro che aumentare il disagio di chi è già di per sé provato. È noto che il viaggio di un rifugiato che giunge da un Paese dell’Africa, non è mai breve. Non ha, molto spesso, né i mezzi finanziari, né la possibilità e l’autorevolezza di poter chiedere un visto in una qualsiasi ambasciata occidentale in uno dei paesi del continente, comprarsi un biglietto d’aereo e scegliere la destinazione del suo viaggio.
Il suo errare in terre nemiche è lungo, a volte dura anni, sia perché deve lavorare – il più delle volte clandestinamente – per procurarsi altri soldi per poter proseguire il viaggio verso la libertà, sia perché spesso viene arrestato per “immigrazione clandestina”. Un reato assurdo per il quale oggi si viene puniti severamente, non solo nei paesi di transito. Il reato esiste anche da noi, seppure unicamente come sanzione pecuniaria. Eppure l’uomo migra, si sposta, da quando mondo è mondo.
La gioia di poter tenere in mano i propri documenti, di sentirsi finalmente una persona con un nome ed un cognome e non soltanto il fascicolo numero xy è immensa, ma di brevissima durata. La legge parla chiaro:
una volta ottenuto il permesso di soggiorno devi provvedere a te stesso, sei paragonato ad un cittadino italiano nei doveri, senza averne i benefici. Non hai diritto a nessun tipo di assistenza. Qualcuno ha accettato di buon grado il biglietto della Tirrenia verso Civitavecchia e 50 euro, perché c’era qualche parente o amico ad attenderlo in un altro dove. Altri, invece, sono rimasti qui a Cagliari, con la speranza di trovare rifugio presso qualche ente.
No, non è stato così. La Caritas diocesana può garantire un solo pasto. Niente alloggio, nessun lavoro. Già, sull’Isola la disoccupazione giovanile è superiore al 40%, già questa è terra di emigrazione.
Ed è lecito domandarsi con quale coraggio si trasferiscono dei giovani qui, dove non c’è alcuna prospettiva, dove non ci sono soldi per poterli accompagnare il primo periodo, per inserirli nella società.
A niente sono valse manifestazioni, incontri con le autorità. I giovani dormono all’addiaccio. Molti volontari cercano di sostenerli, fanno ciò che possono, non basta per dare loro la speranza di un futuro dignitoso quando lo Stato, le autorità territoriali, sono assenti per mancanza di fondi. Si tenta, anche attraverso l’utilizzo dei social network, di dare rilvanza a questa situazione, si è aperta una pagina Facebook dei rifugiati di Cagliari

Il Prefetto del capoluogo sardo, dopo l’ennesima manifestazione dei rifugiati, questa volta in città, ha finalmente  dichiarato che entro il 2014 il centro di Elmas verrà chiuso in quanto inidoneo, per la vicinanza con la zona aeroportuale, a ospitare profughi. Una dichiarazione che però non ha ancora definito più esattamente tempi e modalità del provvedimento. Intanto si avvicinano le elezioni regionali in Sardegna, previste fra un mese. E chi in queste condizioni, fra i candidati alla presidenza della Regione, vorrà prendersi questa scottante responsabilità? L’ente potrebbe avere numerose competenze in materia anche nel rapportarsi al governo, un cambiamento di indirizzo in tal senso sarebbe necessario.

Cornelia I. Toelgyes