Tunisia

Pensieri sulla Costituzione

- 27 Gennaio 2014

La nuova Costituzione tunisina è stata votata il 26 gennaio 2014, poco prima di mezzanotte, con 200 voti a favore, 4 astensioni e 12 contrari. Qualche giorno fa, precisamente il 24 gennaio, è stato pubblicato sul sito tunisia-in-red.org l’articolo di Choukri Hmed (Università Paris Dauphine, Cnrs) “Rivoluzione: le alterne vicende del “Modello Tunisino”. Il professore ripercorre gli ultimi passi che hanno portato a questo importante risultato e si interroga sul significato del modello Tunisino.
Inizia costatando che la Tunisia è l’unico Stato che sembra andare veramente verso un regime democratico, a differenza di quello che sta succedendo in altri Paesi coinvolti nelle primavere arabe (Egitto, Siria, Bahrein, ecc.). L’adozione di una nuova Costituzione è stata una delle rivendicazioni centrali della Rivoluzione del 14 gennaio 2011. Anche se ha passato un periodo di blocco e di confusione, negli ultimi tempi sono stati fatti passi importanti. Per cui si dichiara soddisfatto per le molte libertà e diritti fondamentali garantiti da questo nuovo Patto Sociale. Tra cui non ultima, l’eguaglianza fra cittadine e cittadini (anche se sottolinea non essere equivalente alla uguaglianza tra uomini e donne). Questi sono passi reali, afferma, affinché lo Stato diventi garanzia contro l’abuso di potere.
È molto critico rispetto a coloro che, principalmente in occidente, vogliono vedere una contrapposizione tra modernità e tradizione e chi incentra la questione sulla centralità o meno della religione a cui fa da corollario la condizione della donna. L’autore ricorda che i modelli di riferimento degli occidentali sono di un laicismo portato avanti da chi in precedenza ha instaurato, o contribuito a instaurare, regimi autoritari senza rispetto per principi di uguaglianza.
Secondo il professore, la maggiore debolezza di questa Carta Costituzionale si trova nell’insufficiente difesa delle classi povere del paese. I diritti economici e sociali, la certezza che la società e lo Stato si organizzi per la protezione dei più deboli, non è abbastanza garantita. Anche se, fa notare, che la richiesta di maggior giustizia economico-sociale è stata la rivendicazione principale della rivoluzione del 2011. Malgrado ciò, lo sforzo fatto dall’assemblea costituente è stato notevole e malgrado i detrattori, ha cercato di produrre un testo massimamente condiviso e questo è un passo importate nella lotta per la democratizzazione del paese.
In conclusione, l’autore dichiara che si possono trarre due lezioni dall’esperienza della rivoluzione tunisina. In primo luogo, essa ha contribuito a far ulteriormente vacillare il mito dell’allergia dei paesi arabo-musulmani alla democrazia portato avanti sia dall’occidente che dalle élite autoritarie del paese. Il percorso fatto, anche se con momenti di acceso e talvolta violento dibattito, ha portato ad una effettivo radicamento della democrazia. Per contro, non bisogna dimenticare che le faticose realizzazioni di questi ultimi anni si sono avute in campo politico e che ancora molto resta da fare in campo economico e sociale.

L’articolo completo all’indirizzo http://www.tunisia-in-red.org/?p=3298
Traduzione di Patrizia Mancini