«…Anche il Papa si è stupito di come una piccola comunità si sia dimostrata disponibile ad affrontare tante emergenze accogliendo. Ma quello che affrontiamo noi dovrebbe farlo l’Europa. Io trovo cinico, ipocrita e falso che un continente di 300 milioni di abitanti, ricco, non possa sostenere le migliaia di persone che transitano da noi. Questo fa cadere il velo, fa vedere il re nudo. Si tratta di una grande e banale verità: le potenze europee devono fare quello che fa Lampedusa normalmente. E poi, nel continente ci sono tante “Lampeduse”, in Grecia ad esempio, ma anche nel mondo se penso ai naufragi che avvengono fra le Filippine e l’Australia. Noi possiamo diventare un esempio di come evitare queste tragedie, ma dobbiamo essere leva per convincere Italia ed Europa perché si garantisca un effettivo diritto di asilo, perché si contrastino i trafficanti e si realizzi una vera accoglienza. Non dobbiamo più essere frontiera caritatevole in perenne emergenza, ma un luogo in cui dimostrare come potrebbero essere le altre “Lampeduse”. Un posto bello per gli abitanti e per chi arriva. I luoghi di frontiera spesso sono quelli più belli di un Paese, ma dovremmo poter guardare al confine in maniera diversa, immaginando politiche di sviluppo. Per questo serve un Europa diversa che può partire in nuce anche da qui. Se questo accadesse, se si puntasse ad un modello diverso, anche la Carta, come tanti altri progetti alti, potrebbe vedersi realizzata. Ci sono sogni che possono diventare realtà anche se oggi paiono irrealizzabili. …Iniziative come la Carta, riescono a far capire come siano assurde le logiche securitarie che alimentano solo la propaganda della paura. Se prendono piede – afferma – non ci sarà più bisogno di Mare Nostrum e tante risorse spese per reprimere potrebbero essere utilizzate nelle pratiche di asilo, nel miglioramento delle condizioni di vita dei Lampedusani e di chi ci visita. Un Mediterraneo, insomma, solcato da altre prospettive di sviluppo e di pace. Ma fra i nodi da risolvere c’è quello dell’informazione. La visita del Papa, il modo in cui si è parlato della tragedia del 3 ottobre, hanno veicolato una informazione giusta. Ora c’è da tenere alta la guardia, svolgere un continuo e militante lavoro, perché per troppo tempo l’informazione è stata la grancassa del securitarsimo e si è fatta circolare una immagine distorta di Lampedusa. Anche in questo campo, occorre trovare positive sinergie».
L’intervento di Giusi Nicolini
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