Scor-date

21 febbraio 2001

Daniele Barbieri - 20 Febbraio 2014

OmareErikaCosa lega l’orribile delitto, che vide protagonisti i giovani Erika e Omar, al tentativo di far memoria su Corriere delle migrazioni?
“Ovvio” – dirà qualcuno: “Omar è un tipico nome straniero”. Risposta sbagliata. Anche se tutti lo chiamano Omar, il ragazzo di cui si parla all’anagrafe risulta essere Luigi Favaro, nato a Novi Ligure – in provincia di Alessandria – come è italiana la “fidanzatina” (così sui media) Erika De Nardo.
Di che delitto parliamo? Una sentenza definitiva ci dice che quei due ragazzi – 16 anni lei e 17 lui – uccisero premeditatamente a coltellate la madre di Erika e il fratello undicenne Gianluca.
Le sentenze parlano di «un progetto lucido, aberrante», di «due omicidi che per efferatezza, per il contesto, per la personalità degli autori e per l’apparente assenza di un comprensibile movente si pongono come uno degli episodi più drammaticamente inquietanti della storia giudiziaria del nostro Paese».
Perché questo delitto c’entra con le nostre scor-date?
Dopo il delitto, Erika narrò di una rapina fatta da due extracomunitari finita in tragedia e fornì la descrizione degli assassini. Un giovane albanese che somigliava all’identikit venne fermato ma il suo alibi era inoppugnabile. Nel frattempo la Lega aveva invitato a manifestare ma appena arriva la svolta nelle indagini (cioè, sembra quasi certo che i colpevoli sono italiani)… l’allarme sociale contro chi turba la “felice Padania” svanisce.
È successo, purtroppo, molte altre volte nell’Italia di questi anni: il caso più celebre è quello di Erba (raccontato qui) ma forse varrebbe la pena di contarli – per vedere se si fermano a 100 o sono di più – i casi nei quali le indagini e soprattutto i titoli dei media puntano il dito contro immigrati (o nomadi) poi risultati innocenti.
Allontanare “il male” dalla comunità, ricerca del (più facile) capro espiatorio: così ci insegna la storia. Chi invece ama i buoni libri e film pensa a un piccolo capolavoro come Il buio oltre la siepe della scrittrice statunitense Harper Lee, pubblicato nel 1960 e portato sullo schermo due anni dopo. C’è un doppio motivo di riflessione sulle tante (ma tutte brutte) facce del razzismo in un romanzo all’apparenza facile come Il buio oltre la siepe. Il primo riguarda Tom Robinson, l’afroamericano ingiustamente accusato di violenza sessuale nei confronti di una ragazza bianca. Il secondo concerne Boo, lo sconosciuto che appunto abita “oltre la siepe”.
Nell’Italia impaurita di questi anni è così forte il razzismo (esplicito o inconscio) che non solo si colpevolizzano gli stranieri preventivamente, ma si cancellano molti episodi di razzismo violento. Fra le tante vittime “extracomunitarie” di italiani “doc” ve n’è anche una proprio in questo giorno, il 21 febbraio, però non del 2001 ma del
2009. Un automobilista italiano, pieno di alcool e cocaina, uccide a Capena (piccolo paese del Lazio) l’operaio romeno Mihai Surdu. Il colpevole viene subito rimesso in libertà senza che nessuno si scandalizzi, come è accaduto in qualche caso “opposto”, ovvero vittime italiane di autisti stranieri. E i media? All’inizio la notizia rimbalza ma a rovescio: cioè si parla di un romeno pieno di coca e alcool che ha investito un operaio italiano. Ma presto si scopre la verità… con gli effetti tragicomici che potete leggere in questo link, tristemente intelligente.
Quando è certo che l’investitore omicida è italiano, la notizia sparisce dai media. Non esiste ovviamente un filo diretto fra quel 14 febbraio 2001 a Novi Ligure e quest’altro 14 febbraio 2009 a Capena. Esiste però un’ideologia sotterranea che sorregge entrambi. Che si può riassumere efficacemente con questo slogan (in realtà era il sottotitolo del convegno La migrazione nei media, tenuto a Imola il 12 marzo 2005): «La signorina notizia è bianca, ha le gambe corte, una diffusa sordità e una grave miopia».

Daniele Barbieri