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La mappa dei Cie

- 8 Aprile 2014

Il sito del ministero dell’Interno ha aggiornato da pochi giorni la dislocazione delle strutture presenti nel Paese per ospitare richiedenti asilo (Cara) e quelli per trattenere ed espellere chi non avrebbe i requisiti per restare (Cie). Non avveniva da alcuni anni, segno forse che quelle evidenziate potrebbero essere in prospettiva le linee guida del prossimo futuro. Dalla mappa dei Cie, che precedentemente erano 13, scompaiono definitivamente (?) il famigerato Serraino Vulpitta di Trapani, il “Malgrado Tutto” di Lametia Terme e quello di Modena, il S. Anna ufficialmente in via di ristrutturazione. Non si fa poi alcuna menzione dei centri di Caserta (S. Maria Capua Vetere) e Potenza (Palazzo S. Gervasio) per la cui riapertura erano stati stanziati due anni fa 17 milioni di euro. Ma non è l’unica incongruenza. Il cie di Gradisca d’Isonzo resterà come oggi adibito esclusivamente a Cara e a Centro di Accoglienza o tornerà a diventare anche Cie? E cosa accadrà di strutture temporaneamente sospese come quella di Bologna, di Crotone e di Brindisi (Restinco), attualmente chiuse e inagibili? Un po’ di trasparenza non guasterebbe. Scorrendo poi l’elenco degli spazi per accogliere, soprattutto richiedenti asilo, gli equivoci si infittiscono. A Lampedusa, Otranto (Lecce) e Pozzallo (Ragusa) risultano sussistere centri di primo soccorso e accoglienza, mentre quello di Lampedusa sembra lontano dall’essere riaperto, a Pozzallo il via vai di rifugiati è continuo, tanto che, anche nel resto della Sicilia meridionale, fioriscono in continuazione strutture temporanee di ricovero, da Porto Empedocle, ad Augusta, fino a Messina che non riescono ad assolvere, nella disorganizzazione in cui sono costretti, i propri compiti. Un ruolo a parte riveste poi il centro di Elmas (Cagliari), che risulta essere di Primo Soccorso, come Lampedusa ma poi adibito anche a Cara. I Cara veri e propri, ognuno con la sua problematicità, sono variamente posizionati con preminenza al centro sud: Brindisi, Caltanissetta, Mineo (Catania), Crotone, Borgo Mezzanone (Foggia), Gradisca d’Isonzo (Gorizia), Castelnuovo di Porto (Roma) e Salina Grande (Trapani). Funzionano anche come Centri di accoglienza ma versano in grave difficoltà strutturali per sovraffollamento o, ad esempio, perché come in quello romano, a seguito di piogge torrenziali che a cavallo fra gennaio e febbraio avevano allagato la struttura, non solo non si sono fatti lavori di ristrutturazione, ma non è ancora chiaro chi ne prenderà l’appalto nella gestione. Il tutto accade mentre dal ministero giungono allarmi propagandistici attorno ad invasioni prossime venture. Se il quadro disegnato è quello proposto dal sito governativo ci saranno problemi anche se dovessero giungere un centesimo dei seicentomila potenziali profughi di cui si teme l’arrivo. Da sperare che non la si chiami emergenza e non si riprovi a chiedere all’Europa di farsene carico, i dati della Commissione Europea relativi al 2013 parlano chiaro. L’Italia ha ricevuto per l’accoglienza 240 milioni di euro e risulta essere l’ottavo Paese per il numero di rifugiati accolti. In compenso è il primo per fondi ricevuti.