In questo numero

Vittorie, problemi, espulsioni, congedi

Stefania Ragusa - 30 Maggio 2014

Come nostro costume, ci siamo tenuti a debita distanza dalla campagna elettorale. Ma adesso, a urne strachiuse ed europarlamentari noti, c’è una considerazione che vogliamo fare. Riguarda il successo personale di Cécile Kashetu Kyenge, eletta nella circoscrizione del Nord-Est con 92 mila preferenze. Kyenge non era capolista, non godeva dell’appoggio di nessuna corrente del suo partito, e giocava in massima parte in terra leghista. La sua elezione non è avvenuta a rimorchio del Pd. È stata un successo personale, basato sul legame che lei, come persona singola, ha creato con l’elettorato, ovviamente formato da italiani. Al di là di quello che ciascuno di noi possa pensare di Kyenge, questa vittoria ci dice una cosa molto importante: il Paese è pronto a riconoscere il valore di una persona, indipendentemente dal colore della pelle o dal luogo di nascita. Kyenge è stata votata, infatti, per la sua storia e il suo percorso (che non coincide con l’incarico ministeriale, ma comincia assai prima), non perché “immigrata” o nera né perché indicata dal partito o espressione di una lobby, ma perché ha convinto gli elettori. Il Paese, da questo punto di vista, è ancora una volta più avanti della politica.

E veniamo a noi. Ci scusiamo intanto con voi lettori perché, da un po’ di tempo, non riusciamo ad essere regolari nelle uscite. Ci dispiace, ma il fatto di lavorare come volontari e nel tempo libero ha un suo inevitabile peso. Vogliateci bene così come siamo e, se potete, dateci una mano (a destra, in basso, c’è il pulsante per le donazioni). Se avessimo delle risorse (non in più, ma delle risorse tout court) potremmo organizzarci diversamente.

Quindi entriamo nel merito del numero. Questa settimana ci occupiamo molto di lavoro migrante. Lo facciamo con tre pezzi: l’intervista di Stefano Galieni a Ferruccio Pastore, che trovate in apertura, e che si focalizza sulle distorsioni provocate nel nostro Paese dall’approccio low cost all’immigrazione; un’analisi di Alessandro Leogrande sullo sfruttamento nelle campagne e su come nel tempo siano mutati i termini della conflittualità; la recensione, ancora di Stefano Galieni, del 7° rapporto Cgil su sindacato e immigrazione. Parlano di lavoro anche gli amici di Passpartù, che questa settimana ci propongono una puntata dedicata a un progetto di inclusione e sostenibilità ambientale che sta funzionando molto bene, e che potrebbe essere emulato.

La nostra preziosa collaboratrice Igiaba Scego ci porta invece in Brasile e tratteggia per noi il profilo di uno scrittore di grande levatura e che ha qualcosa da dire anche sugli imminenti Mondaili di Calcio: Luiz Ruffato.
Daniele Barbieri ci propone una scor-data piuttosto vicina: il 31 maggio del 2009, il giorno in cui a Milano è stato accoltellato, senza una ragione (amesso che ragioni valide possano esistere per accoltellare qualcuno) l’attore senegalese Mohamed Ba. Francesca Materozzi ci parla dello strano caso delle espulsioni dei cinesi, che improvvisamente hanno avuto un’impennata. Come mai?
Sergio Bontempelli ci parla invece di una manifestazione per il diritto allo scuolabus e allo studio che ha avuto luogo a Pisa. Ad animarla sono stati i rom.

C’è un altro pezzo, infine, questa settimana, che avrei voluto con tutta me stessa non dovere scrivere mai. Ed è il saluto a Fabrizio Casavola, animatore del blog Mahalla, amico prezioso, carissimo, insostituibile.

Buona lettura e buon fine settimana!

Stefania Ragusa
direttore@corrieredellemigrazioni.it