Media Prize

Il Samir Kassim parla anche italiano

- 17 Giugno 2014

Ha studiato in Italia Hanene Zbiss, una dei tre vincitori del premio giornalistico arabo-mediterraneo per la libertà di stampa Samir Kassir che si tiene a Beirut in Libano, finanziato dall’Unione Europea. La giornalista tunisina si è aggiudicata la prestigiosa onorificenza nella categoria inchieste. Ha vinto partecipando con un lavoro, sugli asili nido coranici, apparsi nel paese nordafricano dopo la deposizione, nel gennaio 2011, del presidente Ben Ali e la comparsa di formazioni islamiche radicali. L’articolo è stato realizzato per il periodico tunisino Realités. Henene Zbiss ha 34 anni e si è laureata all’università di Pavia. Per anni ha scritto sul giornale Il corriere di Tunisi, che pubblica in italiano, prima di approdare come corrispondente dal suo paese per l’autorevole quotidiano panarabo Al Hayat.
Gli altri vincitori sono l’egiziano Mohammed Abol Gheit, che ha vinto come miglior articolo di opinione, e Orwa Moqdad, siriano, che è stato premiato come migliore autore di documentario. Quest’ultima categoria è stata introdotta per la prima volta quest’anno. Il premio Samir Kassir è intitolato all’omonimo giornalista e intellettuale libanese, ucciso il 2 giugno del 2005. Contro di lui un attentato dinamitardo, che parrebbe essere stato ordito dal regime siriano di Assad, che da poco aveva liberato il paese dalle proprie truppe dopo una lunga permanenza giustificata dalla necessità di “fornire tutela politica militare”. Per 29 anni. Kassir, che era stato molto critico rispetto all’ingerenza della Siria in Libano, non è il solo ad essere stato ucciso nel 2005. Con lui molti altri politici e intellettuali hanno perso la vita in omicidi mirati che ancora si ripetono. In quest’ultima edizione, durante la premiazione, la vedova di Kassir, la giornalista libanese Jiselle Khoury, ha fatto riferimento esplicito a tutti i giornalisti arabi e stranieri che, per raccontare la cruda realtà del conflitto siriano, non sono più tornati da quel Paese, «finiti nelle mani di estremisti o dei servizi di repressione». La donna ha anche ricordato padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita romano scomparso da quasi un anno nelle mani di fanatici islamisti nel nord della Siria. Contro i crimini perpetuati ai danni degli operatori dell’informazione si è pronunciato anche il giovane giornalista egiziano Abol Gheit, autore del miglior articolo di opinione, secondo la giuria mista araba ed europea. Ha denunciato tutte le «violazioni ai giornalisti egiziani: nonostante la transizione politica, seguita alla caduta del presidente Hosni Mubarak nel 2011, gli operatori dell’informazione si trovano presi tra l’incudine islamista e il martello dei militari».

La premiazione si è svolta a Beirut, nel giardino dell’antico palazzo Sursock, alla presenza inaspettata del rappresentante speciale dell’Ue per i diritti umani Stavros Lambrinidis.