Letture estive

Titoli doc

Gabriella Grasso - 6 Agosto 2014

libro-volanteEcco quattro consigli di lettura per le vacanze. Sono libri usciti negli scorsi mesi che ci sono piaciuti e che forniscono ottimi spunti di riflessione su temi cari a Corriere delle Migrazioni. Un’appassionata intervista al Sindaco di Lampedusa, un saggio sui vantaggi della migrazione, una raccolta di racconti all’insegna della mixitè, un romanzo che parla di un amore interculturale.
Buona lettura!

Lampedusa. Conversazioni su isole, politica, migranti di Giusi Nicolini con Marta Bellingreri (Edizioni Gruppo Abele, euro 10).

Negli ultimi due anni Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, è diventata suo malgrado protagonista delle cronache italiane. La scrittrice Marta Bellingreri, che con lei si è intrattenuta nella lunga conversazione contenuta in questo libro, sceglie di presentarcela riportando una lettera che il primo cittadino inviò all’Europa sei mesi dopo essere stata eletta. Lettera che conteneva queste parole: «Allora, se questi morti sono soltanto nostri, allora io voglio ricevere i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato. Come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio nostro annegato durante una vacanza».

Nell’estate dell’anno scorso, quando il sindaco e la scrittrice si sono incontrate per lavorare a questo prezioso libretto, la tragedia del mare più impressionante degli ultimi anni, quella del 3 ottobre 2013, non era ancora avvenuta. Ma di morti e di emergenze ce n’erano già stati abbastanza perché il sindaco avesse le idee chiare sui problemi e le esigenze della sua isola. Nicolini conosce bene Lampedusa perché vi è nata e cresciuta. Da militante ambientalista ha difeso strenuamente la spiaggia dei Conigli, oggi dichiarata dal sito Trip Advisor la più bella del mondo. In questa conversazione, quindi, non parla solo di migrazione, ma affronta tutti gli argomenti che le stanno a cuore, come cittadina e come personaggio politico: dalla difesa dell’ambiente alla corruzione; dalla marginalità di un’isola che negli anni 80 ha avuto bisogno di un attacco missilistico libico per essere conosciuta in Europa, al turismo che cresce a dispetto di tutto; dall’arrivo dei migranti alle prospettive per il futuro.
Una lettura appassionante, un confronto lucido e a tratti commovente tra due donne con una visione comune.

Accogliamoli tutti di Luigi Manconi e Valentina Brinis (Il Saggiatore, euro 13).

A scanso di equivoci, i due autori lo dichiarano subito: il titolo di questo libro non vuole essere una provocazione. Il loro approccio è “laico” nel senso che non è riconducibile né a quella che chiamano “l’indecente categoria del buonismo” né alla solidarietà acritica. Perché il punto, affermano, non è “voler bene agli immigrati” («dire “Vogliamo bene agli immigrati” sarebbe come dire “Vogliamo bene agli abitanti di Cuneo o a quelli di Mira”, scrivono), ma riflettere, dati alla mano, sui vantaggi (economici, sociali, demografici) che gli italiani possono ricavare da una società che accolga, in maniera ragionata, senza pre-giudizi né positivi né negativi, gli stranieri che vengono a vivere e lavorare in Italia.

Si tratta di prendere atto di come la società e la struttura economica del nostro Paese stiano cambiando, senza sminuire ovviamente i contraccolpi sociali che la mescolanza di culture diverse può provocare. «Accogliamoli tutti non significa nemmeno per un momento sottovalutare la profondità e la radicalità dei sommovimenti che l’immigrazione induce nella società italiana, sotto il profilo sociale ma anche, come si vedrà, culturale e morale. Significa, piuttosto, prendere atto che quei sommovimenti da un lato non sono eludibili, e dall’altro non sono necessariamente distruttivi», scrivono all’inizio di un capitolo intitolato, non a caso, Non sono tutte rose e fiori.

Luigi Manconi (docente di Sociologia, parlamentare e presidente della Commissione straordinaria per la tutela dei diritti umani del Senato) e Valentina Brinis (sociologa, condirettore del sito italiarazzismo.it) firmano un libro pragmatico che dribbla l’entusiasmo multiculturalista per dimostrare (soprattutto agli scettici) che se l’immigrazione diventa “progetto” sarà un bene per tutti gli italiani. Quelli di nascita e quelli di adozione.

Ballata di un amore incompiuto di Louis-Philippe Dalembert (Frassinelli, euro 16,50).

Il titolo dice già tutto: questo è un romanzo d’amore, di vita e di morte.
Emigrato da Haiti, Azaka è approdato a una regione del Nordest italiano dalla quale, però, ha deciso di allontanarsi quando l’aria, per gli “extracomunitari” ha iniziato a farsi troppo tesa. Gli hanno consigliato di dirigersi verso l’Abruzzo e così ha fatto. Qui, nel piccolo Borgo delle Cipolle, è riuscito a conquistarsi la fiducia del vecchio proprietario di una copisteria, il quale ha deciso di lasciargliela in gestione. Nel frattempo ha conosciuto Mariagrazia e con lei si sta preparando ad accogliere il loro primo figlio.
Insieme hanno una vita serena e la famiglia di lei, a parte qualche occasionale intemperanza, ha finito per accettare lo “straniero”.
È un equilibrio che funziona, il loro, frutto di un amore grande, passionale, libero e coraggioso.

Ma il terremoto dell’aprile 2009 arriva a sconvolgere, insieme a quella di altre migliaia di persone, anche la loro vita. Azaka ricorda bene quando a subire la furia della natura era toccato alla sua isola e lui, che allora aveva 10 anni, era rimasto sepolto sotto le macerie in attesa di soccorsi. Quando la terra gli trema nuovamente sotto i piedi, ridisegnando il suo destino, il giovane haitiano si trova impegnato, insieme ai suoi concittadini d’adozione, nella sfida forse più difficile della sua esistenza: mantenere, ancora una volta, la speranza.

È la vita, dolcezza di Gabriella Kuruvilla (Morellini, euro 9,90).

Questa raccolta di racconti, uscita nel 2008 per Baldini Castoldi Dalai e riproposta adesso da Morellini, ci conduce in un universo senza certezze: perché quando persone di Paesi diversi si incontrano, prima di arrivare (forse) alla costruzione di un orizzonte culturale comune, passano necessariamente attraverso la decostruzione dei propri. E perché quando l’incontro con l’altro è onesto e non frutto di facile esotismo, niente è semplice. A Gabriella Kuruvilla, figlia di un’italiana e un indiano, non piace truccare la realtà, nasconderla dietro la facciata del politicamente corretto. Così, tra i personaggi di questi racconti c’è una ragazza indiana che si presenta per un lavoro da colf e scopre che la padrona di casa è una “negra”: «Vorrei spiegarle che gli indiani sono neri e gli africani negri, la differenza è in quella fastidiosa “G” che manca o avanza. Creando discriminazione, tenendoci distanti. Siamo diverse: voi eravate schiave, noi serve. L’idea di servire una schiava non mi alletta. Non è divertente questo gioco delle parti. E non trattarmi, ti prego, come una sorella. Dato che io dovrei pulire il tuo cesso per renderlo luccicante». Ce n’è un’altra, sempre indiana, che vuole abortire perché: «Un figlio meticcio è imporre la diversità, lo sgarro». C’è un ragazzo senegalese che si concede una sola uscita la settimana, il sabato, per andare a ballare: «Mi volto verso la dance-hall e inizio a guardare. Splendide donne nere si intrecciano a insignificanti uomini bianchi, splendidi uomini neri si intrecciano a insignificanti donne bianche. È questo che intendete per integrazione razziale? A me sembra una forma meschina di discriminazione. In questo caso preferirei che si tornasse all’apartheid». Ecco, queste 14 storie sono così sincere che potrebbero fare male. Ma la cosa incredibile è che lo sguardo dell’autrice contiene una verità, una grazia, un’ironia tali da consentire al lettore di non perdere la speranza. Nemmeno nel peggiore degli scenari.

Gabriella Grasso