Rom-anzi

A Pisa vince l’antirazzismo

Sergio Bontempelli - 11 Gennaio 2015

la-gente-nel-segno-della-vittoria-e-la-vect-radiazione-di-fondo_15-138A Pisa, Comune e Prefettura dicono che i rom «sono troppi». Ma la protesta di associazioni e cittadini, nonché di un’eurodeputata, obbliga le istituzioni a un passo indietro

Un intero quartiere – quello vicino alla Stazione – «assediato» da «extracomunitari» dediti alla criminalità e ai borseggi. Uno storico albergatore della zona che, di fronte al «degrado», alle violenze e allo spaccio, decide di chiudere la propria attività. Un servizio di «Striscia la Notizia» che documenta l’«insicurezza» dei cittadini, e sollecita le autorità locali a muoversi. Un altro quartiere – quello periferico di Putignano – dove il titolare di un bar è «costretto» a blindare l’ingresso con le inferriate, e ad assoldare una guardia armata, per difendersi dalle aggressioni dei «balordi».

Non siamo nel Bronx, e nemmeno nei sobborghi di Caracas: siamo a Pisa, nel cuore dell’operosa Toscana, in una zona considerata da sempre tranquilla e vivibile. A leggere i giornali locali, però, il clima sembra cambiato: ormai non si può più uscire la sera, interi quartieri sono ostaggio della criminalità, la gente si chiude in casa terrorizzata e le donne – ci informa un quotidiano – hanno persino iniziato a seguire corsi di kick-boxing (perché, come si dice da queste parti, «meglio aver paura che buscarne»…).

Eppure, c’è qualcosa di strano in queste cronache dalle tinte così fosche. Basta fare una passeggiata in centro, quando cala il sole, per rendersene conto: siamo in una città universitaria, e la sera le strade sono affollate di studenti che chiacchierano, ridono, si fermano a bere una birra in compagnia. Di gente «terrorizzata dalla criminalità», o magari intimorita da minacciosi «extracomunitari», non se ne vede in giro. E poi ci sono i dati ufficiali delle forze dell’ordine, che raccontano un’altra storia: i reati sono in calo, e Pisa – come dice il Questore Bernabei – «non è la Scampia della Toscana».

Che succede, dunque? Gli onesti cittadini che dicono di aver paura sono dei bugiardi o – peggio – dei pazzi visionari? Certamente no. La crisi morde anche da queste parti, e negli ultimi anni sono aumentate le forme di povertà estrema: in alcune zone, soprattutto la sera, si vedono i cosiddetti «barboni», gli homeless. Alcuni barcollano, altri si accasciano per terra. Sono presenze «stranianti», che a volte fanno paura.

E la paura è comprensibile, intendiamoci. Andrebbe ascoltata e capita. Solo che, su quella paura, la stampa e la politica costruiscono una trama irreale, fatta di violenze, aggressioni, borseggi, scippi, minacce. I piani si confondono, la povertà diventa sinonimo di criminalità, l’emarginazione di strada viene equiparata alla delinquenza, il semplice fastidio ad un’aggressione fisica. Ovunque si invoca la presenza della polizia: ma la polizia, si sa, deve fare il suo mestiere, che è quello di perseguire i reati, quando ci sono. Affidarle ruoli impropri significa condannarsi a non risolvere i problemi.

Il caso dei rom
In questo clima, è facile che torni di moda la «questione rom». Il sindaco Marco Filippeschi – espressione di una giunta di centro-sinistra – non ha mai fatto mistero di voler sgomberare i due principali campi della città: quello di Via Maggiore, nella zona industriale di Ospedaletto-Oratoio, e quello della Bigattiera, sul litorale. L’occasione è ghiotta: tutti parlano di sicurezza, tutti hanno paura, e gli «zingari», si sa, incutono timore più di chiunque altro.

Così, tra Novembre e Dicembre la Giunta comunale interviene nel dibattito cittadino, e sposta l’attenzione pubblica sui rom. Le famiglie del campo della Bigattiera vengono convocate dagli assistenti sociali, che annunciano l’imminente sgombero dell’insediamento: chi vi abita dovrà scegliere se tornare al proprio paese o se trovare una casa per conto proprio, magari ricevendo un piccolo aiuto per pagare l’affitto. Come se i rom non avessero già provato a cercarla, una casa. Come se fosse facile trovarla, per chi abita in un campo.

All’inizio di Dicembre il clima diventa sempre più pesante. A Putignano, uno dei quartieri al centro del «problema sicurezza», vengono sgomberati due insediamenti: i terreni erano di proprietà degli stessi rom, che li avevano comprati a prezzo di grandi sacrifici. Erano, però, terreni agricoli, e sui terreni agricoli è vietato parcheggiare roulotte, installare bagni chimici, allestire strutture abitative: così i rom erano diventati «abusivi». Bastava cambiare destinazione d’uso, trasformare i terreni in aree parcheggio, e il problema sarebbe stato risolto: ma per la Giunta è meglio gridare all’illegalità, e ordinare lo sgombero. Il plauso dei «cittadini», in questi casi, è assicurato: e infatti, un appello di 500 residenti chiede proprio di allontanare i fastidiosi «zingari».

Numeri chiusi
L’arrivo della pausa natalizia è fonte di inquietudine per molti rom di Pisa: la Giunta ha già annunciato lo sgombero della Bigattiera, e secondo voci ben informate l’intervento potrebbe essere fatto proprio durante le vacanze. L’11 Dicembre, l’assessore alle Politiche Sociali tiene una conferenza stampa congiunta con la Prefettura: «I nomadi censiti sul territorio sono 860», dice l’assessore al quotidiano locale Il Tirreno, «e il nostro obiettivo è arrivare alla metà. Non si tratta di un numero chiuso, ma di perseguire una via sostenibile e nel rispetto della legalità che deve valere per chiunque».

Insomma, gli «zingari» sono troppi. Vanno ridotti di numero. Sono un «problema», indipendentemente da quel che fanno o dicono: e in quanto problema vanno arginati, limitati, contingentati. «Una dichiarazione sconcertante», commentano pochi giorni dopo Africa Insieme e Rebeldia, associazioni da sempre impegnate su questi temi, «che ricorda vicende di altri tempi: anche settant’anni fa si diceva che gli ebrei erano troppi…». Ma la voce delle associazioni (a cui si aggiunge quella della ONG nazionale Osservazione) appare flebile e sfibrata: l’opinione pubblica – almeno così sembra – chiede a gran voce sgomberi ed espulsioni, e il Comune ha buon gioco a presentarsi come «voce della gente». E poi i campi sono «abusivi», e qui bisogna ristabilire la «legalità»…

Legalità: l’intervento di Barbara Spinelli
Già, la legalità, le norme, il rispetto delle leggi. Ma è «legale» stabilire un «numero massimo» di rom (o di ebrei, di musulmani, di africani, di chiunque altro…) autorizzati a risiedere su un territorio? È lecito promuovere politiche di «bilanciamento etnico» (tot «italiani», tot bianchi, tot rom…) in una città o in una provincia?

L’eurodeputata Barbara Spinelli è convinta che no, politiche del genere non siano legali. Per questo prende carta e penna e scrive al Prefetto di Pisa. «Le sue dichiarazioni», si legge nella missiva, inviata il giorno prima di Natale, «sono sconcertanti, prima ancora che in evidente contrasto con le normative nazionali e comunitarie in materia di discriminazione. In base a quale criterio e a quale legittimità ci si può arrogare il diritto di definire quante e quali persone sono “sostenibili” su un territorio?».

«Le faccio presente», aggiunge la Spinelli, «che né gli Stati membri, né gli enti locali, possono stabilire “quote massime” di residenti su base etnica. Non è quindi legittimo parlare di sostenibilità, con riferimento agli aspetti quantitativi della presenza delle comunità rom, sinti e caminanti: si configurerebbe un’evidente discriminazione, vietata dalle norme comunitarie e internazionali».

Una storia (per ora) a lieto fine
L’intervento di Barbara Spinelli scuote la piccola società pisana. La Prefettura, timorosa di uno scandalo europeo, si affretta a rettificare le dichiarazioni rilasciate ai giornali: «Stiamo lavorando per dare dignità ai rom», precisa il funzionario Valerio Massimo Romeo, lo stesso che aveva avallato le dichiarazioni dell’assessore comunale sui «numeri massimi».

Soprattutto, nel giro di pochi giorni emerge un altro volto della città. Centinaia di residenti di Putignano sottoscrivono un appello che chiede di sospendere gli sgomberi: i commentatori si accorgono così che i «cittadini» non sono tutti uguali, non pensano tutti le stesse cose, non chiedono all’unisono l’allontanamento degli «zingari». Anzi. Nell’appello si legge che i rom sono una presenza ormai consolidata: molti dei loro bambini vanno a scuola, e sono compagni di classe o di banco di tanti figli di «italiani». Nel quartiere – dicono ancora i firmatari del documento – gli abitanti dei campi sono normali «vicini di casa», con cui si va d’accordo, a volte si litiga, altre volte si condividono momenti insieme, come sempre accade. Nessuna «emergenza sicurezza», nessun allarme, nessuna emergenza.

Il clima, in pochi giorni, è cambiato sensibilmente. E il nuovo Prefetto, appena arrivato in città, deve prenderne atto. Nella conferenza stampa di saluto alla città, il rappresentante del Governo spiega che «non esiste alcun parametro per affermare che i rom sono pochi o molti su un territorio». Come dire che le precedenti dichiarazioni sul «numero chiuso» sono azzerate.

Basta poco, a giudicare da questa piccola vicenda, per ristabilire un minimo di equilibrio nelle ondate di «panico morale» che si verificano periodicamente. È sufficiente – si fa per dire – fermare l’escalation, e riportare il dibattito alle sue giuste proporzioni. Si rimane solo un po’ perplessi dal fatto che, per una cosa del genere, debba intervenire una deputata europea.

Sergio Bontempelli