Europa

Semestre italiano, dalle parole alle parole

Chiara Zanini - 22 Febbraio 2015

parlueLo scorso luglio la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea è passata dalla Grecia all’Italia. Il bilancio del semestre italiano, che si è da poco concluso, fa registrare molte dichiarazioni di impegno politico, soprattutto in tema di immigrazione, ma pochi  risultati concreti. Tra gli obiettivi annunciati dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, vi era appunto la tutela dei migranti e dei richiedenti asilo: «La Presidenza italiana promuoverà un ruolo più attivo dell’Unione nei settori in cui l’iniziativa europea crea valore aggiunto, come ad esempio nella tutela dei diritti fondamentali e nelle politiche di asilo e migratorie. In tale contesto – ha dichiarato Renzi – la Presidenza italiana intende lavorare per sviluppare un’autentica solidarietà a livello europeo e promuovere una politica migratoria europea».

Ma nei mesi successivi le condizioni di vita dei migranti in Italia – e in Europa – non sono certo migliorate, né si sono fermate le stragi nel Mediterraneo. In ottobre ha preso il via l’ormai nota operazione Mos Maiorum, guidata dalla Direzione Centrale per l’Immigrazione e la Polizia di Frontiera del Ministero dell’Interno. Si è trattato di un’autentica retata che ha coinvolto altri 25 paesi europei e circa 18mila agenti di polizia. «Repressione dell’immigrazione illegale» è stata, del resto, un’espressione utilizzata fin da subito per descriverla nei documenti ufficiali.

Erede di analoghe azioni di polizia condotte in passato (quando si chiamavano Erkuna, Aphrodite o Aerodromus), Mos Maiorum ha portato all’identificazione di circa 19 mila persone senza permesso di soggiorno: per un quarto si è trattato di cittadini siriani e per il resto prevalentemente di afghani, kosovari, serbi, eritrei, somali. I presunti trafficanti arrestati sono 257, mentre i minorenni sono 2721. In Spagna, giusto per fare un confronto, sono state fermate 386 persone.
Mos Maiorum si è svolta tra il 13 ed il 26 ottobre 2014 e, negli stessi giorni, una notizia è passata quasi sotto silenzio: la condanna nei confronti di Italia e Grecia da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per alcuni respingimenti operati nel 2008 (caso “Sharifi e altri contro Italia e Grecia”).

In novembre, durante  il semestre italiano,  è stata organizzata a Roma la quarta Conferenza ministeriale euro-africana. Il primo giorno si è tenuto un incontro sul cosiddetto Processo di Rabat, un forum internazionale aperto dal 2006 al fine di affrontare le problematiche dalle migrazioni lungo la rotta Africa Sub Sahariana-UE. Il giorno seguente si è invece tenuto il Processo di Khartoum sui flussi migratori che partono dalla regione del Corno d’Africa (Eritrea, Etiopia, Somalia, Gibuti), in cui si è parlato di come la cooperazione internazionale possa contrastare il traffico di esseri umani.
Iverna McGowan di Amnesty International, ha definito questi due processi «non sufficientemente trasparenti». Amnesty ha poi evidenziato, su un altro  fronte, come il semestre italiano non abbia affatto favorito l’attuazione della Strategia nazionale per l’inclusione di rom, sinti e camminanti, né di una legislazione orizzontale anti discriminazione, che avrebbe assicurato la protezione delle persone da ogni forma di discriminazione e di violenza, comprese quelle basate su orientamento sessuale, identità di genere e odio razziale.
E ancora, il Governo italiano avrebbe potuto sfruttare il proprio ruolo per mettere quantomeno in discussione il Regolamento Dublino, la cui sospensione o ri-edizione potrebbe garantire una maggiore possibilità per chi fugge da guerre e violenze, come siriani ed eritrei.

Renzi ha tirato le somme del semestre italiano di presidenza con un intervento durante la seduta plenaria dell’Europarlamento, il 13 gennaio 2015. L’operato del governo in materia di immigrazione e asilo era già stato ampiamente contestato da Amnesty International, Unhcr, Asgi, Oim e molte associazioni. Se tutti questi soggetti hanno messo in luce come Triton – il programma a guida UE-Frontex che ha preso il posto di Mare Nostrum – sia un’operazione criminale, per il presidente  del Consiglio la valutazione è contrapposta:«Naturalmente – ha dichiarato – potrei a lungo discutere dei risultati (del semestre italiano ndr): l’accordo sul clima e sull’energia, la politica di passaggio da Mare Nostrum a Triton».
Pochi cenni, infine, alla questione integrazione e sicurezza, ed esclusivamente in relazione ai fatti di Charlie Hebdo.

Durante una successiva plenaria dell’Europarlamento Barbara Spinelli – del gruppo GUE ed eletta nella lista L’Altra Europa con Tsipras – ha dichiarato: «Due cose dovremmo a questo punto chiedere come Parlamento. Primo, che Frontex non opponga ostacoli quando è chiamata a soccorrere oltre le 30 miglia. Secondo, che l’Europa si decida a sostenere finanziariamente la restaurazione di missioni come Mare Nostrum. Sia l’Alto Commissariato dell’ONU sia il Consiglio d’Europa hanno dichiarato che Triton non è all’altezza. Cosa aspettiamo per dire la stessa cosa?»
Nella stessa seduta, un giudizio fermo su Triton è stato espresso anche da Tania González Peñas (GUE/NGL), Ska Keller (Verdi), e da Ignazio Corrao del Movimento Cinque Stelle, il quale ha ribadito la necessità di corridoi umanitari.

Una delle questioni irrisolte, non certo imputabile al solo governo italiano, è legata al fatto che in numerosi ambiti a decidere restano i governi nazionali. Ad esempio, negli ultimi mesi Renzi è tornato spesso sui diritti non ancora garantiti alle seconde generazioni, ma non sono stati fatti passi in avanti. Il presidente del consiglio ha ribadito questa necessità anche rivolgendosi alla direzione del suo stesso partito: «Abbiamo fatto troppe campagne elettorali dicendo che chi nasce in Italia deve essere italiano. Credo che non dobbiamo farlo più, e non perché abbiamo cambiato idea. Dobbiamo trasformare questo auspicio in legge, magari temperandolo con un ciclo scolastico, come è venuto fuori nel dibattito all’interno del partito ma, soprattutto, nella maggioranza».

C’è da augurarsi che a queste parole seguano fatti. Ma al di là di tante dichiarazioni di intenti, il semestre italiano a cui abbiamo assistito non passerà di certo alla storia per i cambiamenti introdotti e resta solo da dimenticare.

Chiara Zanini