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Il Nicaragua ha ufficialmente comunicato il proprio ritiro dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), esprimendo critiche ai rapporti definiti dal governo “parziali e faziosi” riguardo alla situazione dei migranti nicaraguensi
In una lettera formale inviata all’alto commissario dell’UNHCR, l’italiano Filippo Grandi, il ministro degli Esteri nicaraguense, Valdrack Jaentschke, ha dichiarato la decisione sovrana di uscire immediatamente dall’agenzia Onu. Il governo presieduto da Daniel Ortega e dalla vicepresidente Rosario Murillo ha già in passato abbandonato altre istituzioni internazionali, tra cui il Consiglio per i diritti umani, l’UNESCO e la FAO.
L’UNHCR aveva recentemente lanciato un appello alla comunità internazionale per sostenere migliaia di rifugiati nicaraguensi che cercano asilo in Costa Rica, fuggendo da un contesto nazionale segnato da povertà e repressione politica. Dal dicembre 2018, infatti, il Nicaragua sta vivendo una dura repressione contro i dissidenti: sono state sciolte oltre 5.670 organizzazioni non governative senza scopo di lucro, in seguito alle massicce proteste di piazza del 2018.
Il Nicaragua è una Repubblica presidenziale diarchica in America Centrale, con una popolazione di circa 6,6 milioni di abitanti concentrati principalmente nella capitale, Managua. La gestione politica di Ortega e Murillo si caratterizza per un sistema a partito egemone, che ha progressivamente rafforzato il controllo sulle istituzioni e ridotto lo spazio per l’opposizione politica.
La situazione interna è contraddistinta da tensioni con la comunità internazionale, soprattutto in tema di diritti umani e libertà civili. Il ritiro dall’UNHCR si inserisce in questo quadro di progressivo allontanamento dalle agenzie multilaterali e rappresenta un ulteriore segnale di isolamento diplomatico, che segue analoghe decisioni prese in passato nei confronti di altre organizzazioni dell’ONU.
L’uscita ufficiale del Nicaragua dall’UNHCR avrà implicazioni dirette sulla gestione dei flussi migratori e sull’assistenza ai rifugiati, in un momento in cui la pressione migratoria verso paesi vicini come la Costa Rica resta elevata.