Nella notte, l’equipaggio della nave Mediterranea è intervenuto per soccorrere dieci persone abbandonate in mare aperto da un’imbarcazione definita “runaway boat”. I migranti, molti dei quali giovanissimi e almeno tre minorenni, sono stati spinti in acqua con violenza e hanno rischiato di morire tra le onde.
L’allarme e la corsa contro il tempo
L’allerta è scattata intorno alle 2.20, quando i radar hanno rilevato una sagoma sospetta. Le conferme sono arrivate dai binocoli della guardia di bordo, che tra vento e creste bianche delle onde hanno scorto un gommone militare con alcune persone assiepate a bordo. Le urla disperate – “Help, help” – hanno tolto ogni dubbio: qualcuno stava lottando per sopravvivere. I mezzi di soccorso sono stati calati in acqua in pochi minuti e hanno raggiunto l’imbarcazione.
Spinti in mare uno dopo l’altro
La scena che si è presentata ai soccorritori di Mediterranea è stata drammatica. Uno a uno, i migranti venivano buttati in acqua dall’equipaggio del gommone, incapaci in gran parte di nuotare e sorretti soltanto dalla disperazione.
Dal ponte delle lance di salvataggio sono stati lanciati numerosi galleggianti gialli, strumenti indispensabili per mantenere a galla i naufraghi. Uno dopo l’altro, i sopravvissuti sono stati issati a bordo, visibilmente scossi e increduli di essere ancora vivi. Alcuni racconti frammentari parlano anche di un’altra imbarcazione con quattro persone a bordo che sarebbe affondata poco dopo la partenza dalla Libia, ma non ci sono ancora conferme.
La verifica dei dispersi
I soccorritori hanno chiesto più volte ai superstiti “quanti eravate?”, per avere la certezza che nessuno fosse rimasto in mare. Secondo quanto riferito dai sopravvissuti, tutte le persone presenti sul gommone sono state tratte in salvo. Il timore, tuttavia, è che altre vite siano state spezzate poco prima, in un naufragio parallelo.
Il dramma dei minori
Tra i dieci migranti soccorsi, almeno tre sono minori. Uno di loro, particolarmente provato, è stato seguito dal dottor Risica, medico a bordo della Mediterranea. Probabilmente il ragazzo era stato colpito da un attacco di panico dovuto al terrore e alla lunga permanenza sul gommone in balia del mare, aggravata dalle violenze e dalle sofferenze patite in Libia.