ANSA/GIUSEPPE LAMI
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha annunciato l’uso dei centri in Albania come Cpr per il trasferimento di migranti irregolari in attesa di rimpatrio. Tuttavia, alcuni tribunali italiani stanno imponendo il ritrasferimento in Italia per coloro che richiedono protezione internazionale. Meloni ha sottolineato i gravi reati commessi da molti di questi migranti
In un recente intervento al Senato, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha affrontato un tema di grande rilevanza riguardante la gestione dei migranti in Italia. Meloni ha annunciato che il governo sta utilizzando i centri di accoglienza in Albania come centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) per i migranti irregolari. Tuttavia, questi trasferimenti si sono scontrati con le decisioni di alcuni tribunali italiani che starebbero ordinando il ritorno in Italia di questi migranti, anche se le loro domande di protezione internazionale risulterebbero manifestamente infondate.
Nel suo discorso, Meloni ha messo in evidenza l’importanza di considerare il background criminale di molti di questi individui. Secondo le sue dichiarazioni, la maggior parte dei migranti trasferiti in Albania avrebbe alle spalle reati gravi, tra cui furti, rapine, violenze sessuali e persino tentati omicidi. La premier ha sottolineato la necessità di proteggere la sicurezza dei cittadini italiani, affermando che è inaccettabile che persone con tali trascorsi possano rimanere nel Paese.
La questione dei migranti con precedenti penali ha generato un acceso dibattito sia in ambito politico che sociale. Da un lato, c’è chi sostiene che il diritto di asilo debba essere garantito a chi ne ha bisogno, mentre dall’altro c’è una crescente preoccupazione per la sicurezza pubblica e la gestione dei flussi migratori. Meloni ha chiaramente espresso la sua intenzione di procedere con i rimpatri, affermando che l’Italia non può diventare un rifugio per chi ha compiuto reati gravi.
Le decisioni dei tribunali di rimandare i migranti in Italia possono rappresentare un ostacolo significativo per la strategia del governo, che punta a una gestione più rigorosa dell’immigrazione. Questa situazione evidenzia anche la complessità del sistema giuridico italiano, dove le norme di protezione internazionale possono entrare in conflitto con le esigenze di sicurezza nazionale. L’evoluzione di questa vicenda potrebbe avere ripercussioni significative sulle politiche migratorie future del governo Meloni e, più in generale, sulla percezione della sicurezza tra i cittadini italiani.