Bergamo, tolleranza zero: il ghetto di via Quarenghi

L.M. - 3 Dicembre 2010
Scatta il coprifuoco in via Quarenghi a Bergamo, zona densamente popolata da immigrati. I motivi? La sicurezza
di Rossella Valente

BERGAMO. E’ sufficiente una passeggiata per tutta la lunghezza di via Quarenghi per notare la sua particolarità. E l’anomalia non consiste nella difficoltà del trovare un negozio il cui proprietario sia italiano, ma quanto nella sensazione di soffocante controllo in poche centinaia di metri, che svanisce magicamente non appena si volta l’angolo in Via del Palazzolo o in Via Zambonate, nel pieno centro di Bergamo.

Un vigile va avanti e indietro, ogni tanto annota qualche multa, poi entra in qualche negozio, e ricomincia avanti e indietro. Il dipartimento della Polizia Locale è localizzato giusto a metà della strada, mentre almeno due o tre volanti sono parcheggiate ai lati in forse nemmeno cinquecento metri di lunghezza.

Via Quarenghi è piena di colori, di odori di cibo, sulla vetrina di un negozio c’è il poster del Presidente Obama, su un muro c’è la scritta “diritti per tutti”, le persone si fermano a parlare sui marciapiedi e ridono; questa è un’altra Bergamo che ha tutto quel fascino d’internazionalità che va tanto di moda, ma che in realtà porta quel drammatico peso di essere simbolo di emarginazione e di ghettizzazione della popolazione straniera, “trattenuta” e “contenuta” – nell’accezione sia fisica che simbolica – in un solo quartiere o addirittura in una sola strada.

Il Comune di Bergamo ha emesso un’ordinanza, che entrerà in vigore giovedì 25 novembre, con l’obiettivo di riqualificare la via in tre ambiti assessoriali: quello edilizio, del commercio e di ordine pubblico. Ciò che richiama l’attenzione, in materia di ordine pubblico, è l’istituzione del coprifuoco che impone alle attività commerciali della via la chiusura dalle 20 (le 24 per bar e ristoranti) alle 6 e vieta la vendita e il consumo di bevande alcoliche dopo le 16.

Il presupposto di tale provvedimento risiede naturalmente nell’ambito della sicurezza, un dibattito che in città dura ormai da anni. Qui tutti sanno che lo spaccio regna sovrano, è alla portata della vista di tutti (Polizia Locale compresa), pare che le risse siano frequenti, ma chi vive qui ci dice che non coinvolgono mai terzi, il rumoreggiare si protrae fino a tarda ora la sera.
È indubbio che un problema esista, ma prevedibilmente vietare l’alcol quando è sufficiente fare qualche metro in più per poterlo reperire, non porterà gli effetti che l’Amministrazione comunale spera di ottenere, o addirittura porterà i problemi di via Quarenghi altrove, in un luogo nuovo di aggregazione dove è permesso bere una birra.

Il signor Locatelli ha qui la sua attività di calzolaio da ben 55 anni, è uno dei pochi esercenti italiani rimasti in via Quarenghi; ha vissuto la metamorfosi di questa strada: ha visto gli italiani scappare e gli stranieri arrivare, e anche per questa ragione ha purtroppo perso una grossa fetta di clientela. Ci dice: “Imporre la chiusura anticipata non fermerà lo spaccio, anzi toglierà la gente dalla strada e darà l’occasione ai delinquenti di fare ciò che vogliono. (…) In 55 anni di attività non mi è mai successo nulla, non ci sono episodi di violenze, rapine o furti, più di altri luoghi della città o della provincia; quando litigano lo fanno fra loro”.

E a pagare le conseguenze di tutto questo saranno soprattutto i commercianti. Il proprietario del negozio di alimentari Asian Hart Bazar parla poco l’italiano ma è perfettamente a conoscenza del provvedimento; la chiusura anticipata per lui sarebbe un gran danno. “I miei clienti sono tutti stranieri, qua non entra nemmeno un italiano, e chi viene a comprare, lo fa dopo le 19 o le 20 perché prima lavora; io vendo già pochissimo, così perdo quasi tutti i clienti”.

Paradossalmente questa potrebbe essere una delle zone più sicure della città, perché posta sotto un’assidua e costante vigilanza, 24 ore su 24. Il ragazzo che lavora in un call-center ci conferma che non passa giorno senza che entri un Vigile che chiede a tutti i presenti di mostrargli i documenti e i permessi di soggiorno; in media passa un’ora prima che controlli tutti quanti, chiami la Questura per la verifica dei dati, e intanto chi deve entrare nel call-center e vede da fuori quanto accade, rinuncia perché volentieri fa a meno di subire l’ennesimo controllo. Una cosa è certa: questo non è un luogo frequentato da clandestini. Qui è addirittura un serio azzardo lasciare l’auto in divieto di sosta: la multa diventa certezza; portare fuori il sacchetto della spazzatura nel giorno sbagliato di raccolta significa trascinarsi il Vigile – con rimprovero annesso – in negozio, alla velocità della luce (chi scrive ne è testimone diretta).

Insomma pare proprio che gli obiettivi del provvedimento non sia il mantenimento dell’ordine pubblico, ma l’ennesimo tentativo di screditare gli stranieri che, a prescindere dalla loro condotta di vita, rimangono colpevol

i di non essere italiani. I problemi che via Quarenghi ha, nascono da altri errori, quelli che tutte le amministrazioni che si sono alternate hanno commesso nel permettere che tutti gli immigrati s’insediassero lì, contribuendo a creare sì un luogo italiano di multi-etnicità, dove ci sono sì tutte le culture, tranne quella italiana.