Rivolte, incendi, tensioni: ecco cosa hanno trovato nei Cie di Bologna e Trapani i referenti di LasciateCIEntrare

L.M. - 26 Aprile 2012
Rivolte, incendi, persone ferite, tensione alle stelle. Ecco cosa hanno trovato nei Cie di Bologna e Trapani i referenti della campagna durante la prima giornata di mobilitazione
CIE. Nel Cie di Bologna la tensione è altissima, mentre il bando di gara per la gestione del centro è stato vinto al ribasso con un budget di 28 euro a persona dalla cooperativa Oasi di Siracusa, che ha già vinto l’appalto per il Cie “Milo” di Trapani. In precedenza Le Misericordie gestivano il Cie con 69 euro al giorno a persona trattenuta. Ieri c’è stata una rivolta con 40 materassi bruciati. Entrando nel settore maschile del centro di identificazione e di espulsione, i rappresentanti della campagna LasciateCIEntrare hanno trovato persone ferite con fratture, finestre rotte, pezzi di vetro a terra, i materassi inceneriti e la puzza di bruciato. A raccontarlo è Cecile Kyenge Kashetu, referente territoriale della campagna LasciateCIEntrare in Emilia Romagna. “La situazione è talmente critica che il governo deve intervenire – afferma – nel Cie finiscono i casi sociali, gli ultimi, in una promiscuità totale: dagli ex detenuti a chi è arrivato l’anno scorso dalla Libia e non conosce una parola d’italiano.
Nel settore femminile, la maggiorparte sono arrivate in Italia da minorenni e sono finite sulla strada, altre hanno appena 18 o 19 anni. Quattro hanno fatto richiesta di protezione con l’articolo 18 e aspettano la risposta. Una vuole andare in Nigeria ma è trattenuta nel Cie da quattro mesi perché rifiuta di andarci senza la figlia, che ha due anni ed è affidata ai servizi sociali. C’è una donna rom croata in Italia da 30 anni, otto donne si sono presentate volontariamente in questura perché avevano ricevuto una lettera della polizia per andare a rinnovare il permesso di soggiorno, invece le hanno portate al Cie. Da quel posto si esce distrutti psicologicamente”. A causa delle lentezze burocratiche della prefettura, a molti giornalisti dell’Emilia Romagna è stato impedito l’accesso al Cie. Questa mattina a Bologna solo una delegazione guidata dalla deputata del Pd Sandra Zampa è riuscita a entrata nel Cie di via Mattei: con lei c’erano Danilo Gruppi della Cgil e Stefano Brugnara dell’Arci, Daniela Vannini del Pd e Cecile Kyenge Kashetu della campagna “Lasciateci entrare”.
L’altro sit in della prima giornata di mobilitazione si è svolto a Trapani, davanti al Cie “Serraino Vulpitta”, dove c’erano rappresentanti di Asgi, Borderline-Europe, Borderline Sicilia, Forum Antirazzista Palermo. Il Cie di Trapani è “una gabbia disumana”, denuncia Fulvio Vassallo Paleologo, referente territoriale della campagna. “In un angolo della gabbia esterna erano ancora evidenti le tracce dell’ultimo fuoco appiccato per protesta dai detenuti – continua – chiediamo ai parlamentari di venire a visitare il centro”.
“La prefettura di Trapani al momento non sta rilasciando le autorizzazioni per la visita dei giornalisti, il rifiuto non arriva per iscritto ma nei lunghi tempi di attesa per chi ha fatto richiesta” afferma il video reporter Alessio Genovese, presente al presidio davanti al Cie Serraino Vulpitta, il più vecchio d’Italia. “Le voci dei ragazzi da dietro le sbarre denunciano l’isolamento in cui sono finiti – racconta Genovese – braccia e mani sono le uniche parti dei loro corpi che riescono a passare il ferro delle sbarre alle finestre, mostrandoci i segni e le cicatrici dei tagli autoinflitti per protesta”. Attraverso le urla dei reclusi nel Cie, dal presidio a Trapani arrivano notizie di continui tentativi di fuga, atti di autolesionismo, tentativi di suicidio e poi lo sciopero prolungato della fame portato avanti da uno di loro che verrebbe trattenuto da ben 8 mesi.
La campagna LasciateCIEntrare