Sicilia, i respingimenti collettivi continuano

L.M. - 4 Maggio 2012
Egiziani sbarcati il 2 maggio ed espulsi, dopo un’identificazione sommaria, a distanza di 24 ore. Ancora respingimenti collettivi in Sicilia LINK
RESPINGIMENTI. Soccorsi. Segregati. Ed espulsi. E’ quello che è accaduto ad alcune decine di egiziani, intercettati il 2 maggio a bordo di un peschereccio e di un gommone nei pressi di Mazara del Vallo, rinchiusi in un campo da calcio e rimpatriati ventiquattro ore dopo con un volo partito da Palermo.

Alle identificazioni, veloci e sbrigative, hanno provveduto alcuni funzionari del consolato egiziano: i soli ammessi nella tendopoli allestita in tutta fretta. Alle organizzazioni del progetto Preaesidum finanziato dal ministero dell’Interno per intervenire in questi casi, come l’Oim e l’Acnur, non è stato dato né tempo né modo di mettersi in contatto con i migranti. Stesso discorso per gli avvocati e i giudici che a norma di legge avrebbero dovuto convalidare i provvedimenti. Dalle maglie dell’espulsione sommaria si è salvato solo un gruppo di minori, condotti in un centro di accoglienza.
A denunciare l’ennesimo episodio di respingimento collettivo è Fulvio Vassallo Paleologo, docente all’Università di Palermo e membro dell’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione). 
Secondo la versione ufficiale gli egiziani in questione sarebbero già stati noti alle autorità: introdottisi, in passato, illegalmente nel Paese, ne erano stati espulsi. La prova? Il riscontro con le impronte digitali. Da qui, la rapidità delle procedure di rimpatrio. “Appare ben strano- scrive Vassallo Paleologo -che tutti coloro che sono stati ritenuti di maggiore età (in base ad accertamenti fortemente opinabili), fermati sul peschereccio egiziano che li aveva condotti davanti alla costa di Mazara del Vallo, oppure sul gommone che li stava trasbordando a terra, oltre a non chiedere, neppure uno, asilo o protezione umanitaria, fossero persone già identificate ed espulse dall’Italia”. 
A rendere praticabili i rimpatri sommari verso l’Egitto è tutt’ora l’Accordo di collaborazione firmato nel gennaio del 2007 dal governo di centrosinistra guidato da Romano Prodi: l’Italia si impegna a riservare qualche migliaio di posti ai lavoratori egiziani nelle quote annuali dei decreti flussi, le autorità consolari egiziane ricambiano accelerando le procedure di identificazione delle persone senza documenti. 
La macchina delle espulsioni verso l’Egitto è quindi, da tempo, ben collaudata. Tanto, da non essersi fermata nemmeno nel 2011, anno della rivoluzione di piazza Tahrir. “I rimpatri verso Il Cairo – prosegue Vassallo Paleologo- con la collaborazione assidua delle autorità consolari presenti in Italia, sono diventati così un evento che si è ripetuto a cadenza periodica, sempre su numeri relativamente bassi, in modo da non dare troppo nell’occhio”. Tantomeno, poi, si è fermata davanti alle condanne per i respingimenti collettivi in Libia, come quella della Corte di Giustizia dell’Unione Euopea (caso El Dridi, 2011) o quella della Corte Europea dei diritti dell’Uomo (caso Hirsi, febbraio 2012).
Luigi Riccio
La foto è di fortresseurop.blogspot.it