Media e immigrazione

Chi prende la parola

- 16 Giugno 2013

Un rapporto controverso e spesso carico di tensione quello tra stampa e immigrazione. Se n’è parlato a Roma, alla tavola rotonda organizzata da Prendiamo la Parola.

La neonata associazione Prendiamo la parola, composta da uomini e donne di origine straniera, ha deciso di ragionare di questi temi in occasione della sua prima uscita pubblica ufficiale.
La tavola rotonda, che si è tenuta venerdì 14 giugno, presso la sede della Fnsi a Roma, ha posto sul piatto, come suggestioni e come interrogativi, diversi problemi e ambiti di discussione. Al tavolo della presidenza, divisi in tre fasce per diverse tematiche, si sono alternati giornalisti come Karim Metref, Maria De Lourdes Jesus, Paula Baudet Vivanco, Igiaba Scego, Antonio Sofi; esponenti del mondo dell’associazionismo che si sono affacciati anche alla politica come l’ex parlamentare Mercedes Frias o che sono rimasti a lavorare nel Cospe, come Udo Enwereuzor, accanto a figure di rilievo dell’impegno antirazzista, anche nel campo dell’informazione come Filippo Miraglia (Arci), Grazia Naletto (Lunaria), Anna Meli (Carta di Roma), Giuseppe Faso (Straniamento), studiosi come Marcello Maneri (Università Bicocca). Da un bilancio all’inizio sostanzialmente negativo rispetto al ruolo avuto dall’informazione nell’orientare l’opinione pubblica italiana – spesso anche attraverso l’utilizzo di linguaggi e stereotipi tanto rozzi quanto fuorvianti – si è passati a definire strategie per modificare l’esistente.
Ad esempio Paula Baudet Vivanco, dell’Ansi (Associazione Nazionale Stampa Interculturale) ha provato a portare l’attenzione su come sia difficile ancora per i giornalisti di origine straniera poter esercitare la professione liberamente. Tanti i vincoli e le limitazioni che permangono, una su tutte il fatto che se non si proviene dalla Ue non si può essere direttori responsabili di una testata. Da registrare positivamente il fatto che nel dibattito, invece di produrre l’ennesima separazione fra un “noi” e un “voi”, emergeva la comune intenzione di considerare la necessità di vedere ogni persona come soggetto e non come oggetto di narrazione. Un superamento della passivizzazione che per troppo tempo ha regnato e che secondo Miraglia è da imputare anche ai limiti con cui lo stesso associazionismo antirazzista si rapporta spesso con i media, e che secondo Naletto, può essere sconfitto solo se si stabilisce un rapporto paritario con chi fa informazione utilizzando, in caso di approcci negativi se non apertamente razzisti, anche le leggi esistenti e prevedendo anche sanzioni in caso di mancato rispetto di queste.
L’esperienza della Carta di Roma, come hanno ricordato molti interventi, non ultimo quello di Anna Meli, testimonia poi che si può intervenire anche attraverso veri e propri percorsi formativi rivolti ai giornalisti. L’incontro si è svolto il giorno successivo all’ennesimo volgare e violento attacco razzista nei confronti della ministra Cécile Kyenge, reso ancora più grave dal fatto che ad esprimersi in maniera a dir poco squallida e machista era stata una esponente politica. Nei giorni precedenti un altro importante quotidiano si è distinto per un misero sondaggio: la foto di tre donne presenti nelle istituzioni, oltre a Kyenge, la ministra per lo sport Josefa Idem e la presidente della Camera Laura Boldrini e la domanda: “chi fra queste tre fareste tornare a fare la casalinga?”. Più che l’inutile commento si è fatto notare come in certi spazi convivano razzismo e misoginia che non fanno certo ben sperare.
Cécile Kyenge è venuta a portare un breve ma importante saluto e, commentando tali attacchi ha affermato che ad essere offese sono state gran parte delle persone presenti in Italia e che comunque simili bassezze non le toglieranno mai il sorriso. Il poco tempo a disposizione non ha permesso di avanzare proposte operative concrete da mettere in campo, ma ha di fatto sancito l’esistenza di una rete di soggetti diversi capaci di cooperare verso identici obiettivi. Vanno insomma valorizzate buone pratiche esistenti, evidenziati anche gli elementi di miglioramento che sono intervenuti – per quanto ancora insufficienti – in alcune modalità di approccio delle testate a tali tematiche, ampliati gli spazi in cui a raccontare siano gli stessi soggetti protagonisti dei mutamenti della società italiana. L’incontro si è concluso ricordando un appuntamento ad una assemblea nazionale antirazzista che si terrà il 6 luglio a Firenze (orari e luogo sono ancora da definire) indetta da Prendiamo la parola e a cui stanno già giungendo numerose adesioni.

Stefano Galieni