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14 marzo 2007

Beatrice Nioi - 8 Marzo 2015

Domestic ViolenceUn emigrato italiano, originario della Sardegna, è stato condannato in Germania il 14 marzo del 2007 per violenza sessuale nei confronti della ex fidanzata. La sentenza è stata calmierata da uno sconto di pena che un giudice della città di Hannover gli riconobbe in relazione alle sue origini, o più precisamente di una “etnia”, quella sarda, considerata portatrice di atteggiamenti ferini e primitivi.

Oltre alle ovvie accuse di razzismo, la sentenza ha scatenato le reazioni indignate di tanti italiani, in particolare dei sardi, che hanno rispolverato addirittura la Carta de Logu, una raccolta di leggi in lingua sarda risalente al Medioevo. La cultura e il diritto della Sardegna antica, si ricordò in quel frangente, erano stati capaci di tutelare la condizione femminile molti secoli prima del movimento femminista di fine Novecento. Condanne fisiche e pecuniarie, infatti, sanzionavano le colpe maschili già a quei tempi, come argine alle violenze di genere ante litteram.

Il caso di Hannover racconta del pericolo insito nella tentazione di ghettizzare le menti in un indistinto sociale, capace solo di generare mostri. Lo scalpore che la sentenza del 2007 ha creato è stata la reazione all’esercizio di un potere sopraffacente la donna e che non poteva essere giudicato secondo teorie anacronistiche, dal vago richiamo relativistico di stampo ottocentesco.
Per questa ragione la sentenza è stata sentita come intollerabile non solo dalle donne, ma anche e soprattutto dai sardi e da buona parte dell’opinione pubblica. Quel che colpisce, oggi come allora, è il disarmonico qualunquismo, ravvisabile in quel giudizio, capace di giustificare atti così intrisi di abuso: una volta a causa dell’etnìa, un’altra per troppo amore, un’altra ancora per debolezza psichica.

Qualunque sia il taglio che si assegna a simili vicende, quelli che sono atti violenti contro il genere femminile devono poter essere riconducibili entro confini in cui riconoscere spazi privati, liberi e inviolabili, alle donne. Perché non vi siano più uomini che, invocando generici influssi ambientali, rifuggano dalle loro responsabilità individuali, nella genesi del proprio personale inferno.

Beatrice Nioi

(Questo testo, già apparso sul Blog di Daniele Barbieri & altr*, viene ripreso qui con qualche adattamento redazionale)