
ANSA/LUCA ZENNARO
La nave Humanity 1 ha attraccato con 103 migranti, la maggior parte provenienti da Eritrea e Bangladesh. I sopravvissuti al recente naufragio nel Mediterraneo presentano segni di debolezza e alcune ferite. Tre donne, vari minori non accompagnati e un neonato sono a bordo. I migranti saranno trasferiti in centri di accoglienza in Puglia
L’arrivo della nave Humanity 1 nel porto di Bari segna un momento cruciale nell’emergenza umanitaria che continua a colpire il Mar Mediterraneo. Gestita dall’organizzazione SOS Humanity, questa imbarcazione ha portato a bordo 103 migranti, provenienti principalmente da paesi in crisi come Eritrea e Bangladesh, ma anche da Egitto, Somalia e Pakistan. Questi individui sono stati salvati da un naufragio, un evento che mette in evidenza la drammatica situazione dei migranti nel Mediterraneo.
Condizioni dei migranti a bordo
Le condizioni dei migranti a bordo della Humanity 1 erano estremamente precarie. Molti di loro apparivano debilitati e infreddoliti, con ferite e segni di tortura. Nonostante la drammaticità della situazione, la nave è attrezzata per affrontare emergenze sanitarie, dotata di un’infermeria e aree di accoglienza riservate per donne e bambini. Questo aspetto è fondamentale per garantire un primo soccorso e un’accoglienza dignitosa a chi ha affrontato esperienze traumatiche.
Accoglienza in Puglia
La vice prefetto vicario di Bari, Erminia Cicoria, ha confermato che i migranti resteranno in Puglia, come stabilito dal Ministero dell’Interno. Circa una trentina di loro sarà smistata tra il Centro di Accoglienza Richiedenti Asilo (CARA) di Bari e altre strutture di accoglienza straordinaria nel capoluogo pugliese. Per quanto riguarda i minori non accompagnati, in assenza di indicazioni specifiche dal Viminale, verranno trasferiti in centri di accoglienza straordinaria nella provincia di Foggia.
La storia della Humanity 1
La Humanity 1 ha una storia significativa nel contesto delle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo. Prima di essere convertita in nave di soccorso, era un’imbarcazione scientifica, la Poseidon, utilizzata per la ricerca oceanica. La sua trasformazione è stata possibile grazie alle donazioni di migliaia di cittadini europei, che hanno reso possibile la sua riabilitazione e il suo impiego nelle missioni di salvataggio. Questo esempio di solidarietà evidenzia l’importanza della partecipazione della società civile nelle questioni di accoglienza e diritti umani.
L’arrivo della Humanity 1 a Bari non è un episodio isolato, ma rappresenta un tassello di una situazione complessa e critica che coinvolge la gestione dei flussi migratori e le politiche di accoglienza in Europa. La nave è solo una delle tante che operano in un mare che continua a essere teatro di tragedie umane, sollevando interrogativi sulle responsabilità delle istituzioni europee e locali nella tutela dei diritti dei migranti.