
ANSA/LUCA ZENNARO
Roma, 17 luglio 2025 – Le organizzazioni umanitarie italiane tornano a denunciare con forza le difficoltà incontrate dalle navi delle ONG impegnate nelle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. Dal febbraio 2023, queste imbarcazioni sono state sottoposte a ben 29 fermi amministrativi, totalizzando oltre 700 giorni trascorsi in porto anziché in mare a salvare vite umane. A ciò si aggiungono altri 822 giorni di navigazione per raggiungere porti assegnati a distanze ingiustificabili, percorrendo complessivamente circa 330.000 chilometri.
Le conseguenze dell’ostruzionismo alle ONG
Trentadue organizzazioni, tra cui Emergency, Open Arms, SOS Humanity e Mediterranea Saving Humans, hanno lanciato un appello per la cessazione immediata dell’ostruzionismo sistematico da parte dello Stato italiano nei confronti delle operazioni di soccorso delle ONG. Nel solo ultimo mese, le navi sono state fermate tre volte in base alle norme del Decreto Piantedosi, recentemente inasprite dal Decreto Flussi del dicembre 2024. Tra queste, la nave di monitoraggio “Nadir”, gestita da Resqship, è stata bloccata due volte consecutivamente.
Le ONG sottolineano come questo allontanamento deliberato dal Mediterraneo centrale aumenti il rischio di naufragi e morti in mare lungo una delle rotte migratorie più pericolose al mondo. La situazione è aggravata dal fatto che i comandanti delle navi, secondo il diritto marittimo internazionale, hanno l’obbligo di prestare soccorso a chi è in pericolo in mare, mentre gli Stati devono agevolare e coordinare senza ritardi le operazioni di salvataggio. Tuttavia, le organizzazioni denunciano una serie di violazioni, quali occultamento di informazioni su casi di soccorso, coordinamento con la Guardia Costiera libica per respingimenti illegali e omissioni da parte di Frontex.
Aspetti legali e richieste delle ONG
Diversi tribunali italiani hanno riconosciuto l’illegittimità dei fermi amministrativi imposti alle navi delle ONG, annullando le sanzioni. Il Tribunale di Brindisi ha chiesto alla Corte Costituzionale di valutare la compatibilità del Decreto Piantedosi con la Costituzione, e l’8 luglio 2025 la Corte ha ribadito che il diritto marittimo internazionale non può essere aggirato da norme punitive discriminatorie.
Le organizzazioni umanitarie chiedono pertanto l’abrogazione dei decreti Piantedosi e Flussi, il rilascio immediato della nave “Nadir” e che gli Stati membri dell’Unione Europea rispettino il loro dovere di soccorrere le persone in mare, conformandosi al diritto internazionale e al principio di “non refoulement”.
Il tema rimane al centro del dibattito politico e sociale, in un contesto in cui le politiche migratorie italiane, guidate dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e dal Governo Meloni, continuano a suscitare forti tensioni con le organizzazioni umanitarie e la comunità internazionale.