''Cie, monumento alla violazione della Costituzione”. Parlamentari a Ponte Galeria a Roma (video)

L.M. - 25 Luglio 2011

Delegazione dell’opposizione in visita alla struttura romana. Chieste l’abrogazione della Bossi-Fini e del pacchetto sicurezza, la rimozione del divieto all’accesso per i giornalisti, un pool di avvocati disposti a patrocinare gratis le cause dei migranti

“I Cie sono un monumento alla violazione della Costituzione, come un treno deragliato con esseri umani che non vanno da nessuna parte”. E’ quanto ha affermato Furio Colombo, parlamentare del Pd, a capo del Comitato Diritti umani della Camera, all’uscita dal Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria, dove si è recato con una delegazione di parlamentari dell’opposizione composta anche dai democratici Livia Turco, Rosa Villecco Calipari, Andrea Sarubbi, Vincenzo Vita. E dal parlamentare dell’Idv Francesco Pardi.

La mobilitazione a Ponte Galeria ha fatto parte della giornata “LasciateCie entrare”, con sit-in in tutta Italia. Dopo la visita, i parlamentari hanno chiesto l’abrogazione della normativa Bossi-Fini e dell’intero pacchetto sicurezza, la rimozione del divieto all’accesso per i giornalisti (istituito con la circolare del ministero dell’Interno n.1305 del 1° aprile), la costituzione di un pool di avvocati disposti gratuitamente a patrocinare le cause dei singoli migranti detenuti e di un pool di giornalisti che monitori i Cie. I deputati si sono anche impegnati a continuare in maniera costante le ispezioni nei centri per migranti.
“La situazione che abbiamo trovato è quella tipica dei Cie, le persone non sanno quale sarà il loro futuro, dentro il tempo è eterno e le tensioni sempre più alte con la detenzione a 18 mesi”, ha affermato Rosa Calipari. Nel Cie di Ponte Galeria “non si può leggere perché anche i libri costituiscono un pericolo alla sicurezza: potrebbero essere incendiati. Le persone non hanno commesso reati ma è peggio di un carcere”, secondo il deputato Andrea Sarubbi.
“Il 60% dei reclusi è passato prima dal carcere e qui sconta un’altra pena aggiuntiva perché in carcere non è stato identificato, i consolati non rispondono e le persone restano nel limbo”, ha detto Francesco Pardi.
Tante le problematiche riscontrate dalla visita della delegazione: mamme separate dai bambini, persone da rimpatriare in Paesi che non hanno mai visto oppure dopo 10 anni che lavorano in Italia e si sono versati i contributi. Al lungo elenco fatto dagli stessi deputati dopo la loro ispezione, si aggiunge la questione di persone detenute anche se provviste di passaporto. E l’impossibilità di far valere all’esterno le proprie ragioni.
“Siamo riusciti a interrompere uno sciopero della fame – ha affermato Sarubbi – ma siamo stati assaliti dalle carte. Ognuno ci segnalava il suo caso perché non c’è fiducia negli avvocati di ufficio”.
Raffaella Cosentino, Redattore Sociale