Visita al Cie di via Corelli a Milano. Touadì: "I gelsomini non crescono in Italia"(video)

L.M. - 25 Luglio 2011

Un gruppo di parlamentari, consiglieri regionali e l’assessore del comune di Milano Maiorino hanno visitato il Cie di via Corelli stamattina nell’ambito della campagna “LasciateCIEntrare” contro la circolare 1305 del ministro Maroni

di Luigi Riccio
MILANO. Erano circa in cinquanta le persone assiepate stamattina 25 luglio davanti al Cie di via Corelli, sotto il cavalcavia e il sole cocente. Due parlamentari (Touadì, PD; Pezzotta, UDC) assieme a tre consiglieri regionali (Cremonesi e Cavalli di SeL; Civati del PD) e all’assessore alle Politiche Sociali del comune di Milano Maiorino, sono riusciti ad introdursi nel centro milanese nell’ambito della campagna LasciateCIEntrare.

Nota amara del la manifestazione la notizia del tentato suicidio di un ragazzo tunisino avvenuto ieri sera all’interno del centro.
“Dentro ci sono 94 persone di cui quattro prorogati con la nuova direttiva. Un’area del centro è tutta da risistemare per la rivolta di maggio, mentre la sala benessere sembra piuttosto una fotografia della Diaz” afferma Giulio Cavalli al termine della visita. I “quattro” sono immigrati a cui stava scadendo il termine di permanenza nel Cie, allungato a 18 mesi con il decreto rimpatri. “Ci è capitato di parlare con gente” continua Cavalli “come un cittadino rumeno che ci ha mostrato di avere i documenti dei tre figli nati in Sardegna, che si dice disposto, per uscire di lì e incontrare i suoi figli, anche a pagarsi pure il viaggio”. Ma il vero problema sono i legali “che dovrebbero essere la chiave di volta per uscire da questa situazione, e invece sono messi a disposizione dalla Croce Rossa, che sono i custodi di questa gente”.
“Ciò che colpisce- dichiara Jean-Leonard Touadì, PD – è la nostra ipocrisia nell’aver gridato, incoraggiato questi giovani in Tunisia e che in una struttura dello stato italiano quegli stessi ragazzi, a cui noi abbiamo detto andate avanti, si rendono conto che in Italia i gelsomini non crescono. E gridano libertà: a noi”. Non usa parole ambigue il deputato democratico, che giudica i Cie “dal punto di vista della normativa europea illegali” e attacca il ministro Maroni secondo cui “l’articolo 21 della nostra Costituzione è considerato un intralcio”.
“Le condizioni degli immigrati all’interno del centro- prosegue Touadì- sono quelle dei detenuti senza le garanzie e le tutele di chi sta in carcere. Una condizione peggiore di chi ha commesso dei crimini. L’assenza di un avvocato di fiducia, il filtro che viene fatto agli avvocati da parte della Prefettura è inaccettabile. Come può il Giudice di Pace, che è nato per risolvere questioni amministrative, privare della libertà personale?”
Agli immigrati nel centro di Milano -unico caso tra quelli esistenti- è requisito il cellulare, e possono chiamare solo attraverso i telefoni a schede presenti nella struttura. Motivo ufficiale della misura è impedire che gli immigrati si contattino tra di loro da centro a centro, per ragioni di “ordine pubblico”. Ma nel contempo si fa da argine al flusso di informazioni, foto e video che arrivano all’esterno, come il video sul Cie temporaneo di Palazzo San Gervasio pubblicato da La Repubblica.
I casi di autolesionismo sono molti, al Cie di via Corelli come nel resto d’Italia. Un’impennata particolare, racconta Cremonesi, si è avuta due settimane fa con la notizia dell’allungamento a 18 mesi della permanenza. Una misura avvertita come ingiusta dagli immigrati reclusi, che si vedono sempre più come perseguitati. “Quando siamo entrati- continua la consigliera- si sono assiepati tutto intorno a noi facendoci vedere le documentazioni, le carte di identità, e quindi non c’è una ragione di identificazione”. Alcuni trattenuti, poi, provengono dal carcere, dove si sarebbe potuta già svolgere l’identificazione, evitando un’ulteriore detenzione e risparmiando soldi.
“Mi piacerebbe sapere se Maroni è mai entrato in un Cie, visto che suona musica e un minimo di sensibilità chi suona musica ce l’ha- conclude ironicamente il deputato Touadì -Mi piacerebbe piacere se si facesse un giro, lui personalmente, Bobo Maroni: si renderebbe conto che questi problemi si risolvono meglio con razionalità e umanità”.

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Al CIE i giornalisti non entrano, i politici si ma non tutti. Touadi (Pd): ‘Maroni venga qui in visita’ in Virgilio Video