CIE. Insorge la regione Emilia: abbassare ulteriormente la base d'asta è una follia

L.M. - 9 Maggio 2012
La Regione Emilia Romagna insorge contro l’appalto per il Cie di Bologna vinto dal consorzio Oasi di Siracusa all’irrisorio prezzo di 28 euro al giorno per trattenuto. Nel Cie, intanto, la situazione resta tesa: sono già undici i migranti fuggiti dall’inizio del mese
CIE. Un nuovo bando per il Cie di Bologna. E’ quanto hanno chiesto al governo l’assessore al Welfare dell’Emilia Romagna Teresa Marzocchi, il governatore Vasco Errani e la Garante regionale dei detenuti, Desi Bruno.

La gara d’appalto per il Cie di via Mattei è stata vinta dal consorzio Oasi di Siracusa, ad un prezzo al ribasso di 28 euro al giorno per trattenuto, rispetto ai 70 richiesti dall’attuale gestore, Le Misericordie. Per mancanza di fondi, la base d’asta era stata fissata ad un prezzo irrisorio, 30 euro, ma la cooperativa siciliana ha stupito tutti ribassando ulteriormente a 28.
“Negli anni passati”, ha affermato l’assessore Marzocchi ieri, in risposta ad un’interrogazione del capogruppo Fds (Federazione della sinistra), Roberto Sconciaforni, “i bandi per la gara d’appalto erano fatti su un budget di 70 euro al giorno a persona. La novità del 2012 è che la base d’asta è stata fissata a 30 euro, perché mancano i fondi. Ci siamo subito preoccupati e abbiamo attivato i nostri uffici legislativi per capire se potevamo fermare il bando in qualche modo. Purtroppo non abbiamo spazi di manovra”. 
I Cie sono di esclusiva competenza del ministero dell’Interno e ad esso spettano tutte le decisioni inerenti alla gestione delle strutture. “Insieme alla Garante abbiamo subito scritto al Governo dicendoci molto preoccupate”, ha spiegato Marzocchi, “e anche il presidente Errani si attiverà col ministro, che è l’unico in grado di intervenire”. La Regione, quindi, al momento non può far altro che “riallacciare tutte le attività di monitoraggio” sulla gestione del Cie. 
Il capogruppo Fds Scacciaforni se la prende con la Prefettura di Bologna: “È molto grave quanto è successo ed è molto grave e irresponsabile l’atteggiamento della Prefettura di fronte a questo bando ipocrita-, afferma l’esponente Fds, -Già la precedente gestione del Cie era molto deficitaria, in questo modo ci sarà un netto peggioramento delle condizioni di vita sia dei detenuti sia degli operatori”. Ad essere a rischio con l’ulteriore abbassamento del costo giornaliero per trattenuto, c’è anche lo sportello Sos donna e quello di informazione giuridica, stabilito da un protocollo con il Comune. 
Al Cie di via Mattei la situazione è molto critica. Dall’inizio del mese, sono già undici le persone fuggite. Molto spesso in questi casi si parla di evasione ma il termine è improprio dal momento che, tecnicamente, gli “ospiti” dei Centri di identificazione non sono detenuti e le fughe dunque non sono reati. In ogni caso a susseguirsi non sono solo le fughe ma anche gli atti di autolesionismo e le rivolte. Il clima è estremamente teso, come è stato rilevato anche dalla delegazione parlamentare che ha potuto visitare la struttura il 23 aprile scorso, durante la settimana di mobilitazione organizzata da LasciateCIEntrare
Nei Cie – lo ricordiamo a beneficio di chi magari ci legge per la prima volta – i migranti vengono rinchiusi non per aver commesso un reato, bensì perché sprovvisti di regolare permesso di soggiorno. Secondo il legislatore, il trattenimento in queste strutture (che può arrivare a 18 mesi e deve essere convalidato da un giudice di Pace, per intenderci la stessa figura che si occupa dei ricorsi per le multe) dovrebbe permettere l’identificazione dei migranti e dunque l’espulsione. Ma secondo il Dossier 2011 Caritas Migrantes, nel 2010, su 7000 persone trattenute nei centri solo il 48,3% (3.399 persone) è stata effettivamente rimpatriata.  
La situazione è perfettamente nota ai parlamentari e al Governo. Nel Rapporto del Senato della Repubblica “sullo stato dei diritti umani negli istituti penitenziari e nei centri di accoglienza e trattenimento per migranti” si legge infatti “Le condizioni (…) sono molto spesso peggiori di quelli delle carceri. Quello che viene imposto, in condizioni logistiche sovente inaccettabili e nel contesto di una promiscuità assurda, è un tempo assolutamente vuoto, privo di qualsiasi progetto e riempito solo dall’ansia e dall’incertezza del futuro. E occorre considerare che si tratta in gran parte di persone molto giovani e che la detenzione può arrivare fino a 18 mesi che sono una parte significativa della vita di una persona”.
Luigi Riccio